Presentata la protesi che sconfigge l’impotenza dopo il tumore

di oggisalute | 3 ottobre 2014 | pubblicato in Attualità
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Migliaia di maschi italiani over 50 soffrono di impotenza conseguente all’intervento per il  tumore della prostata o a malattie cardiovascolari, diabete o disfunzioni che occludono le vene. Patologie spesso associate a una disfunzione erettile grave che compromette seriamente la vita di coppia.

A lanciare l’allarme in occasione del congresso della Società Italiana di Urologia a Firenze è Augusto Delle Rose, responsabile del Servizio di andrologia presso la Clinica Urologica II dell’ospedale di Careggi di Firenze che precisa: “In 3 casi su 10 le ‘pillole dell’amore’ sono inefficaci  e l’unica alternativa valida e garantita a vita è l’impianto protesico. Secondo i calcoli degli esperti, ogni anno, in Italia, sono almeno 3 mila gli uomini che ne avrebbero bisogno, ma  soltanto il 30% di loro (1 su 3 ) si sottopone all’intervento. Per gli altri l’amore resta ‘negato’ a causa di una scarsa informazione ma anche per l’imbarazzo e il pudore del paziente a richiedere le protesi”.

Secondo recenti dati dopo il tumore è crisi di coppia per circa 3 milioni di italiani affetti da impotenza conseguenza indesiderata dell’asportazione radicale della prostata che si  può ora trattare con valide soluzioni. “Le ultime evoluzioni terapeutiche – precisa Delle Rose – puntano, quando i farmaci stimolatori dell’erezione non funzionano, sull’impianto di  protesi peniene di nuova generazione che consentono il ritorno a una normale sessualità. L’asportazione chirurgica della prostata nonostante le tecniche laparoscopiche, robotiche e la nerve sparing  che risparmia i nervi dell’erezione, causa comunque impotenza in circa  il  30 – 40% dei pazienti operati.  Durante l’intervento chirurgico infatti i nervi dell’erezione possono subire dei danni che determinano una disfunzione erettile spesso definitiva.  Per tornare al vigore sessaule di prima e tornare ad amare la soluzione definitiva è l’impianto di protesi peniene tricomponenti di nuova generazione Ams 700. Rispetto a quelle del passato, le tricomponenti inducono un’erezione simile a quella fisiologica con ingrossamento e allungamento del pene  risolvendo così anche la riduzione del pene che dopo la prostatectomia si accorcia di 1,5 cm nei 15 giorni successivi all’intervento fino ad arrivare a 2 cm entro l’anno successivo”.

“L’impianto della protesi – prosegue Delle Rose – è un intervento sicuro e si effettua con l’inserimento  all’interno dei corpi cavernosi del pene ,  di due cilindri espansibili collegati ad una pompa di controllo, posta sotto la pelle dello scroto tra i due testicoli e ad un serbatoio contenente del liquido. L’uomo può ottenere un’erezione con la stessa sensibilità e capacità di orgasmo presenti prima dell’intervento premendo sull’area in cui è posizionata la pompa. In questo modo il liquido si trasferisce dal serbatoio ai cilindri e il pene si indurisce.  Dopo il rapporto  azionando di nuovo  la pompa  il pene torna al normale stato di flaccidità”.

“La protesi peniena – conclude – proprio per queste sue caratteristiche rappresenta la risoluzione del problema, con grande soddisfazione dei pazienti. Nonostante la protesi risolva definitivamente l’impotenza post-prostatectomia, molti uomini non ne conoscono l’esistenza perché spesso non vengono informati. Stessa mancanza di informazione anche per i 400.000 italiani affetti da grave impotenza non legata a interventi alla prostata ma che non risponde ai farmaci. Gli interventi di chirurgia protesica lo scorso anno sono stati 1.200: solo lo 0.4% degli italiani con gravi problemi erettili ha ricevuto un trattamento risolutivo, nonostante molti studi scientifici dimostrino l’efficacia delle  protesi con un elevato grado di soddisfazione per il paziente e per la partner”.

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