Gli oncologi: “Una federazione per rilanciare la ricerca clinica”

di oggisalute | 7 ottobre 2015 | pubblicato in Attualità
analisi ricerche

Il 35% degli studi clinici condotti in Italia riguarda l’oncologia, l’area terapeutica su cui si concentrano i maggiori investimenti. Fino ad oggi la ricerca no profit nella nostra Nazione è stata resa possibile principalmente grazie all’iniziativa di singoli Gruppi Cooperativi che hanno saputo condurre studi clinici anche di rilevanza internazionale.

E’ mancato però, soprattutto su grandi progetti, un punto di riferimento unico e strutturato, a cui le Istituzioni e l’industria si potessero rivolgere. Per colmare questo vuoto nasce, sotto l’egida dell’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), la Federation of Italian Cooperative Oncology Groups (FICOG), che riunisce 15 gruppi cooperativi oncologici italiani (AIOM, APRIC, ASTRO, GIM, GIOGer, Fondazione GISCAD, Fondazione NIBIT, GOIM, GOIRC, GONO, IGG, IMI, ISG, ITMO, MITO), per un totale di circa 200 strutture attive su tutto il territorio.

“La nuova Federazione – spiega il prof. Francesco Di Costanzo, Presidente FICOG e Direttore dell’Oncologia Medica all’Ospedale ‘Careggi’ di Firenze – rappresenterà un interlocutore di riferimento, con caratteristiche uniche e strutturate, sia per le Istituzioni che per l’industria. In questo modo ci attendiamo che gli investimenti nella ricerca e gli studi no profit possano aumentare del 50%. Non solo. Verificheremo la qualità dei centri di ricerca che potranno così essere accreditati con una sorta di ‘bollino’ della Federazione. È la prima volta che viene promosso un controllo di questo tipo nel nostro Paese, che rappresenta un passaggio fondamentale perché l’accreditamento è richiesto dalle norme europee. E ci muoveremo nei confronti delle Istituzioni perché vengano riconosciute figure molto importanti come gli infermieri di ricerca e i data manager, finora non ben definite da un punto di vista normativo. Altra conseguenza positiva offerta dall’attività della Federazione è costituita dalla spinta all’innovazione, perché potremmo mettere a disposizione dei pazienti farmaci nuovi molto più velocemente. Vogliamo rappresentare un vero e proprio motore per stimolare la ricerca clinica nel nostro Paese”.

Il processo di sviluppo di un nuovo farmaco anticancro è molto lungo e complesso, richiede dai 10 ai 15 anni di ricerca. Solo una molecola su 10mila arriva sul mercato e solo 2 su 10 permettono di recuperare i costi in ricerca e sviluppo, che stanno diventando sempre più consistenti. Infatti nel 2001 per sviluppare un prodotto erano necessari circa 800 milioni di dollari, oggi questa cifra è salita a 1,3 miliardi di dollari. Attualmente in Italia il 90% delle risorse viene dall’industria, circa il 10% dai singoli gruppi di ricerca.

“Il nostro Paese – afferma il prof. Roberto Labianca, segretario FICOG e Direttore del Cancer Center all’Ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo – è stato uno dei primi in Europa a promuovere la ricerca clinica cooperativa. Nella maggior parte dei trial internazionali offriamo anche oggi un contributo scientifico molto elevato e siamo secondi nel Vecchio Continente per numero di pazienti arruolati, grazie all’eccellenza raggiunta dai singoli centri. Ma soffriamo l’assenza di organizzazione e di risorse. La nuova Federazione vuole colmare proprio questo vuoto”.

“In Italia – conclude il prof. Evaristo Maiello, tesoriere FICOG e Direttore dell’Oncologia di Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo – i progetti di cooperazione internazionale non sono strutturati e si basano sull’iniziativa di scienziati di prestigio oppure sono promossi a livello ministeriale, scontrandosi con difficoltà di tipo organizzativo, quali la mancanza di facilitazioni e la troppa e differente burocrazia. La Federazione, pertanto, si presenterà come interlocutore di riferimento anche per gestire le iniziative di cooperazione internazionale. E’ chiaro che oltre a progetti internazionali, vorremmo che un’attenzione particolare ci venisse riservata anche da Istituzioni nazionali ed in particolare da AIFA, nella speranza che questo organismo possa riprendere a sostenere sperimentazioni con ricadute sul sistema sanitario nazionale. Noi siamo qui, pronti a collaborare”.

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