Ricerca

Arriva un nuovo farmaco
contro la sclerosi multipla

di oggisalute | 18 aprile 2019 | pubblicato in Attualità
Sclerosi-multipla

Un nuovo farmaco Merck che promette di cambiare la vita delle persone affette da sclerosi multipla recidivante ad elevata intensità. Da Milano l’azienda farmaceutica ha annunciato l’arrivo in Italia di Cladribina compresse, il primo trattamento orale da assumere per pochi giorni nell’arco di due anni. Il nuovo medicinale permette di raggiungere fino a 4 anni di controllo della malattia a fronte di un massimo di 20 giorni di trattamento orale somministrato nell’arco dei primi 2 anni. Il Mavenclad, nome commerciale del farmaco, è stato ammesso proprio in questi giorni alla rimborsabilità dall’Agenzia italiana del farmaco.

“I pazienti avranno finalmente a disposizione una nuova opzione terapeutica, che rappresenta il primo trattamento orale per la forma recidivante di sclerosi multipla ad elevata attività e che, grazie al suo particolare meccanismo d’azione, consente una somministrazione per massimo 10 giorni all’anno in un arco temporale di 2 anni e con i 2 anni successivi liberi da trattamento – ha dichiarato Giancarlo Comi, professore onorario di neurologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano – Quello che succede è che la persona non ha attacchi, non ha nuove lesioni nel cervello, non ha progressione della disabilità. Un effetto che, in alcune persone, può protrarsi anche oltre i due anni di trattamento”. L’approvazione di Cladribina compresse si basa su studi che hanno coinvolto nei programmi di sperimentazione clinica più di 2.000 pazienti.

“I risultati più significativi sono che a due anni di assunzione – ha spiegato Diego Centonze, professore ordinario di Neurologia all’università Tor Vergata di Roma – quattro pazienti su cinque rimangono liberi da ricadute, nove su dieci non hanno progressione della disabilità e quasi la metà delle persone coinvolte nella sperimentazione non ha evidenze di attività della malattia”. Il lancio di Cladribina compresse arriva al termine di un lavoro ventennale condotto da Merck nel campo della lotta alla sclerosi multipla. “Il sogno di tutti i pazienti è di arrivare finalmente ad una cura, ma fino a quando questa non ci sarà, noi cercheremo di ritardare il più possibile l’invalidità -ha spiegato in conferenza stampa Antonio Messina, a capo del business farmaceutico di Merck in Italia – E’ un lavoro lungo vent’anni in cui abbiamo sempre cercato di migliorare le condizioni di vita delle persone malate”.

“Quello che osserviamo, nel tempo, è la risalita dei linfociti – ha dichiarato Francesco Patti, professore associato di Neurologia dell’Università di Catania – Cladribina compresse va somministrata 10 giorni il primo anno e 10 giorni il secondo anno”. Merck ha presentato anche Adveva, un programma rivolto al paziente in trattamento con Cladribina compresse. I malati possono accedere ad un sito internet, ad una applicazione e possono essere aiutati da un team composto da infermieri qualificati, disponibile sei giorni su sette dalle 8 alle 20 al numero verde 800102204. Il farmaco è ora disponibile in 53 Paesi del mondo, compresi gli Stati Uniti.

La sclerosi multipla è una malattia autoimmune del sistema nervoso centrale che si stima colpisca circa 2 milioni e 300 mila persone nel mondo. La maggior parte ha un’età compresa tra i 20 e i 40 anni e l’85% dei malati è affetto da sclerosi multipla recidivante-remittente. Il nuovo farmaco presentato oggi a Milano da Merck combatte proprio questa forma di sclerosi multipla e promette di avere effetto a lunga distanza dall’assunzione.

“Viene somministrato per via orale, e questo ne fa un farmaco molto pratico – aggiunge Comi – La somministrazione avviene per pochi giorni. Viene assunto per una settimana e poi alcune persone devono continuare per alcuni giorni della settimana successiva, a seconda del peso. Il farmaco continua poi ad agire, senza che nessuno se ne debba preoccupare. Il suo profilo di azione è di almeno un anno, ma dagli studi abbiamo visto che ci sono dei casi in cui c’è ancora un effetto biologico del farmaco anche dopo tre o quattro anni dalla fine dell’assunzione”.

(Fonte: Adnkronos)

Lascia un commento

Protezione anti-spam *