La parola all'esperto

Arriva un nuovo farmaco
per lo scompenso cardiaco

di oggisalute | 2 ottobre 2017 | pubblicato in Attualità
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“In Italia è stato introdotto un nuovo farmaco, in realtà già in commercio da più di tre anni in altri Paesi, che riesce a ridurre i sintomi dello scompenso cardiaco”. Così Luigi Marzio Biasucci, direttore scompenso e riabilitazione cardiologica policlinico Gemelli di Roma e referente del centro Aisc presso la struttura, nel corso della giornata di studio e confronto sullo scompenso cardiaco, che si è svolta oggi alla Regione Lazio per la Giornata mondiale del cuore. “Non tutti i centri hanno la possibilità di prescrivere questo nuovo farmaco, quindi alcune persone potrebbero restare fuori. Dato che ora ci sono delle nuove armi oltre quelle chirurgiche, dobbiamo dare a tutti la possibilità di potervi accedere in modo da salvare ancora più persone”, spiega Biasucci.

“Lo scompenso è una patologia che sta diventando sempre più frequente. Molti anni fa – spiega l’esperto – c’era il rischio di mortalità del 30% per infarto, ora c’è il 3%. Abbiamo, inoltre, un grande numero di patologie che finiscono per dare scompenso, così come i tumori, perché alcuni dei farmaci che si utilizzano finiscono per danneggiare il cuore. I 20mila pazienti del Lazio che soffrono di questa patologia – precisa Biasucci – probabilmente sono molti di più perché non riusciamo a vederli tutti quanti; inizialmente non si rendono conto di avere questo problema e questo causa molti danni perché dobbiamo riuscire ad individuare i malati il prima possibile. Quando il paziente è arrivato ormai con un cuore che non funziona, rimane da fare solo il trapianto e in questo modo abbiamo non solo dei costi enormi, ma riusciamo a salvare poche persone”.

“Il paziente viene da noi quando inizia ad avere affanno, si gonfiano le gambe, ha difficoltà a salire le scale, difficoltà a dormire. Questi sono i sintomi più comuni. In realtà non si dovrebbe arrivare neanche a questo. I pazienti con più di 50/60 anni dovrebbero essere visitati una volta l’anno dal cardiologo, fare un ecocardiogramma, e questo ci permetterebbe di intercettarli prima”, conclude Biasucci.

(Fonte: Adnkronos)

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