È quanto emerge dal Rapporto Pit Salute 2014

Italiani in fuga dalle cure mediche, “soffocati” da ticket e liste d’attesa

di oggisalute | 1 ottobre 2014 | pubblicato in Attualità
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Problemi economici, costi crescenti dei servizi sanitari e difficoltà di accesso spingono sempre più italiani a rinunciare alle cure e a sacrificare la propria salute. È quanto emerge dal diciassettesimo Rapporto Pit Salute “(Sanità) in cerca di cura”, presentato ieri a Roma dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva.

Su oltre 24mila segnalazioni giunte nel 2013 ai Pit salute nazionale e regionali e alle sedi locali del Tribunale per i diritti del malato, quasi un quarto (23,7%, +5,3% rispetto al 2012) riguarda le difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie determinate da liste di attesa (58,3%, -16% sul 2012), peso dei ticket (31,4%, +21%) e dall’intramoenia insostenibile (10,1%, – 5,3%).

Dunque, quello che allontana sempre più i cittadini dalle cure e dalla sanità pubblica è il peso dei ticket: obbligati a “sopportare” la lista di attesa si rinuncia all’intramoenia troppo costosa, e il ticket proprio non va giù.

“I cittadini oggi hanno bisogno di un Servizio sanitario pubblico forte, che offra le risposte giuste al momento giusto – spiega Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva – e che non aggravi la situazione difficile dei redditi familiari. È un punto di partenza imprescindibile per impostare la cura appropriata per il SSN, che non può essere messa a punto senza il coinvolgimento delle organizzazioni dei cittadini” .

“Dobbiamo innanzitutto ridurre i ticket – prosegue Aceti -, scongiurare nuovi tagli al Fondo Sanitario Nazionale e governare seriamente i tempi di attesa di tutte le prestazioni sanitarie, e non solo di alcune come accade ora, mettendo nero su bianco un nuovo Piano di Governo dei tempi di attesa, fermo al 2012. E ancora, affrontare l’affanno che ospedali e servizi territoriali stanno vivendo: per questo accanto agli standard ospedalieri, è necessario procedere subito con quelli di personale e definire gli standard nazionali dell’assistenza territoriale, non previsti neanche dal recente Patto per la Salute”.

“Infine, non per ordine di importanza – conclude -, è fondamentale agire seriamente sui Lea, Livelli essenziali di assistenza, aggiornandoli dopo 14 anni, oltre che strutturare e implementare un nuovo sistema di monitoraggio che fotografi la reale accessibilità degli stessi per i cittadini”.

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