Serve anche un'organizzazione uniforme dei servizi

Il dipartimento di prevenzione. Criticità e prospettive di loro superamento

di gianfranco carnevali | 20 giugno 2014 | pubblicato in Prevenzione
carnevali

Nel primo intervento sviluppato in tema di organizzazione dei dipartimenti di prevenzione abbiamo sottolineato che ad essi è affidato il compito di garantire la promozione della salute di tutta la popolazione di riferimento tramite la realizzazione di interventi di prevenzione primaria, di prevenzione delle disabilità, di screening, finalizzati al miglioramento della qualità della vita onde contrastare anche l’insorgenza di cronicità. Successivamente abbiamo fornito gli elementi salienti dell’organizzazione delle tre aree operative (sanità pubblica; tutela della salute negli ambienti di lavoro; sanità pubblica veterinaria) di ciascun dipartimento nonché delle più importanti competenze proprie delle strutture di ciascuna area.

Ci proponiamo ora di esplicitare le maggiori criticità evidenziate dai soggetti pubblici e privati nonché dagli operatori dipartimentali di vario livello che si sono interessati della problematica e di rappresentare gli interventi che gli stessi ipotizzano debbano essere realizzati per eliminarle o, almeno, attenuarle avendo presente che per molti operatori dei dipartimenti il raggiungimento dell’obiettivo promozione della salute risulta problematico anche se tutte le sue strutture realizzano gli interventi rientranti nelle rispettive competenze in maniera completa, appropriata ed efficace.

Certamente un apporto alla soluzione delle problematiche evidenziate è fornito dalla lettura di due recenti documenti e precisamente del Quaderno 2013 concernente “La prevenzione come elemento per la sostenibilità del Ssn” della Fondazione Farmafactoring e del “Documento finale” della 2Convention nazionale dei direttori dei dipartimenti di Prevenzione, svoltosi a Bari un paio di mesi or sono.

Il “Quaderno”, sottolineata la crescente difficoltà della sostenibilità economica del nostro sistema sanitario, individua l’effettuazione di maggiori investimenti nel settore della prevenzione come elemento irrinunciabile allo scopo e sottolinea -giovandosi dei risultati di una significativa serie di simulazioni sugli scenari evolutivi delle principali patologie croniche oggi presenti nella popolazione (diabete, ipertensione, dislipidemia, malattie coronariche, scompenso cardiaco, ictus, Bpco, tumori del colon, della mammella, dello stomaco) – il ruolo che le attività di prevenzione in ambito sanitario possono offrire alla sostenibilità nel caso di contestuale miglioramento degli attuali sistemi sociale e di welfare e dell’adozione da parte di ciascun individuo di stili di vita idonei a garantirgli una vita sana, attiva e indipendente fino a tarda età. Il “Quaderno” ipotizza che, per ottenere a pieno i risultati ipotizzati, sia a livello sanitario che economico, si dovrà attendere l’anno …. 2045; è però plausibile, che, durante il riferito trentennio, si ottengano anno dopo anno effetti sempre più tangibili con riferimento sia all’aspetto economico che a quello di tutela di un buono stato di salute!

A sua volta il richiamato “Documento finale” della 2a Convention nazionale dei direttori dei dipartimenti di Prevenzione, richiamata l’attenzione sulle conclusioni del “Quaderno”, sottolinea la necessità del potenziamento e rafforzamento delle 3 aree in cui si articolano i dipartimenti di prevenzione con particolare attenzione alla prevenzione collettiva, alla sanità pubblica, ai controlli medico-veterinari nel settore agro-zootecnico-alimentare. A tale fine lo stesso – evidenziato che la crisi socio-economica registrata nel nostro Paese negli ultimi anni ha determinato una significativa diminuzione dei livelli di tutela della salute sia con riferimento alla sicurezza sul lavoro che alla possibilità di realizzare produzioni idonee ad assicurare un’alimentazione idonea alla collettività nazionale – sottolinea l’esigenza di superare l’attuale fase caratterizzata dalla realizzazione di risparmi riferiti solo alle prestazioni concernenti la prevenzione collettiva e la sanità pubblica e auspica un intervento del Legislatore – senza peraltro fornirgli indicazioni puntuali circa gli auspicati suoi contenuti! – mirato a rendere il nostro sistema sanitario efficiente ed efficace per quanto attiene tutti gli interventi finalizzati alla:

  • piena realizzazione della promozione della salute,
  • realizzazione di una organizzazione uniforme sia sotto l’aspetto gestionale che funzionale su tutto il territorio nazionale,

ma anche in grado di influire sulla tutela, in fase preventiva, della salute delle singole persone ferma restando la necessità della collaborazione tra tutti i soggetti che svolgono competenze a diversa valenza (sanitarie, sociali ecc.) utili al riguardo e un doveroso coordinamento degli interventi da ciascuno realizzati. Ciò non significa però che non siano state avanzate proposte dalla cui immediata realizzazione sia possibile ottenere nel breve/medio periodo qualche beneficio reale. In particolare al riguardo vanno segnalate le sollecitazioni a:

  1. perseguire una maggiore integrazione tra gli interventi realizzati dalle strutture dipartimentali con quelli di competenza di altre strutture aziendali (finalizzati a perseguire il reale decollo della così detta assistenza domiciliare) e da strutture di altri soggetti, istituzionali e non, chiamati a svolgere le attività che influiscono direttamente o indirettamente sulla salute della popolazione (finalizzati a indurli a realizzare le loro politiche ed i loro interventi avendo acquisita piena consapevolezza dei benefici  conseguenti da investimenti ad hoc), fermo restando il ruolo irrinunciabile dei dipartimenti per quanto concerne la promozione, il sostegno e la  valutazione di tutte le iniziative mirate alla tutela della salute;
  2. sollecitare il Legislatore nazionale e/o le Regioni a destinare, anno dopo anno, una sempre maggiore percentuale di risorse finanziare alla prevenzione e a renderle disponibili in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale ai fini indicati;
  3. rendere attuale nel breve periodo la omogeneizzazione su tutto il territorio nazionale degli assetti organizzativi dei dipartimenti di prevenzione e, nello stesso tempo, degli interventi di loro competenza con particolare riguardo alle vaccinazione ed agli screening.

Gianfranco Carnevali
Esperto in legislazione e organizzazione sanitaria
www.gianfrancocarnevali.com
info@gianfrancocarnevali.com

 

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