"Universo trombosi". Il gotha dei cardiologi italiani riuniti in 10 città italiane

Ictus, in arrivo i nuovi anticoagulanti orali per chi soffre di fibrillazione atriale

di oggisalute | 4 marzo 2014 | pubblicato in Cure e terapie,Prevenzione
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Fibrillazione atriale e ictus, un legame che va spezzato. Chi soffre di questa patologia ha una probabilità cinque volte maggiore di incorrere in ictus cerebrale rispetto al resto della popolazione. La fibrillazione atriale è un’alterazione del ritmo cardiaco che colpisce 9,6 milioni di persone in Europa, di cui 2 milioni sono italiani. Il rischio di ictus aumenta in modo esponenziale con il progredire dell’età, con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di mortalità, disabilità e inevitabilmente di costi per il nostro sistema sanitario.

Spezzare questo collegamento causale significa agire sul piano della prevenzione, attraverso un efficace regime terapeutico. Al momento la strategia maggiore è quella di una terapia anticoagulante, sebbene in Italia non venga molto praticata. Il motivo è che i farmaci più comuni, antagonisti della vitamina K, necessitano di frequenti controlli ematologici e conseguenti aggiustamenti continui dei dosaggi, prestando particolare attenzione alle interazioni con alimenti e altri farmaci.

La buona notizia è che da poco sono disponibili anche in Italia dei nuovi anticoagulanti orali (dabigatran, rivaroxaban e apixaban), più maneggevoli e sicuri, in grado di venire incontro alle esigenze di medici e pazienti. Questi non necessitano di frequenti controlli ematologici, sono più efficaci degli antagonisti della vitamina K e riducono il rischio di sanguinamenti.

Come dichiara Francesco Bovenzi, presidente Anmco (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) e direttore della Cardiologia dell’ospedale Campo di Marte di Lucca, “con la nuova classe terapeutica ci aspettiamo una maggior copertura. I nuovi farmaci sono più semplici da utilizzare, dato che non richiedono frequenti controlli ematici, sono somministrati a un dosaggio fisso, facilitando l’aderenza alla terapia, hanno scarsissima probabilità di interazioni con alimenti o altri farmaci, presentano ridotto rischio di emorragie cerebrali. Ciononostante, ad oggi, solo il 6 percento dei pazienti è curato con essi, probabilmente anche a causa di una complessa gestione burocratica nelle prescrizioni”.

“Se le nuove molecole hanno mostrato un’unica grande comune efficacia e la sicurezza dovuta alla riduzione del rischio emorragico – afferma Luigi Padeletti, presidente Aiac (Associazione italiana di aritmologia e cardiostimolazione) e ordinario di Malattie cardiovascolari dell’Università degli studi di Firenze – per la classe medica è importante poter sapere quale impatto abbiano questi farmaci nella pratica clinica, in funzione del diverso profilo di rischio. Partendo dagli aspetti fisiopatologici e passando attraverso l’analisi dei recenti trial che hanno testato l’efficacia e la sicurezza delle nuove molecole – aggiunge Padeletti – la comunità medico scientifica deve trovare una linea comune su alcuni aspetti come la selezione dei pazienti, i dosaggi, le modalità dello switch rispetto agli antagonisti della vitamina K, la gestione procedurale in chirurgia generale, in caso di estrazioni dentarie, in concomitanza con cardioversione elettrica”.

Di tutto ciò se ne è parlato nel corso dell’evento dal titolo “Universo trombosi. Rompere il legame tra fibrillazione atriale & ictus. Consigli d’autore” in 10 città italiane, collegate in contemporanea tra di loro, promosso da Anmco e Aiac, a cui hanno partecipato oltre 1.200 tra cardiologi e internisti e 150 tra moderatori e relatori, esponenti autorevoli della cardiologia italiana.

Un’altra questione aperta riguarda la gestione del paziente in trattamento anticoagulante orale. Con i farmaci tradizionali i pazienti hanno come riferimento i centri Tao. E con il nuovi farmaci? “Sicuramente oggi è necessario ‘educare’ sia il paziente che il medico nella gestione del follow up di questa terapia – afferma Bovenzi – come il controllo della funzionalità renale e dei parametri generici della coagulazione”.

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