L'approfondimento

Overdose di paracetamolo, in Usa 1.500 morti in 10 anni
Non combinare con alcol e analgesici

di valerio droga | 5 dicembre 2013 | pubblicato in Cure e terapie,Prevenzione
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Ammonterebbero a 1.500 in dieci anni i morti in America per colpa dell’abuso di paracetamolo. La denuncia si legge in un articolo pubblicato sulla rivista ProPublica. I medicinali a base di paracetamolo sono molto diffusi anche in Italia, se pensiamo a nomi come la Tachipirina o l’Efferalgan, somministrati anche ai bambini e alle donne in gravidanza in caso di febbre o dolori, avendo infatti capacità antipiretiche e analgesiche. Pur non risultando, a differenza invece di molti fans, come i salicilati, molto tossico per i reni né aggressivo per le pareti gastriche, il rischio è un avvelenamento del fegato con un’epatite fulminante. Un pericolo, tuttavia, legato non al farmaco in sé ma a un suo sovradosaggio.

A essere sotto accusa, infatti, è l’uso scorretto del medicinale, facilitato in certi casi da un’informazione scarsa. Nel caso del Tylenol americano, per esempio, il problema principale sarebbe da attribuire al bugiardino, su cui non sarebbero segnalati con chiarezza i limiti fra le dosi assimilabili e quelle potenzialmente a rischio. Secondo la rivista, già nel 1977 la Fda (Food and drug administration) aveva imposto alla McNeil Consumer Healthcare, produttrice del Tylenol, di indicare sulla confezione la dicitura “il prodotto può causare gravi danni al fegato“, ma la disposizione è stata attuata 32 anni dopo, nel 2009.

La causa più diffusa è infatti l’overdose accidentale, perché anche qualora i pazienti siano a conoscenza dei pericoli del paracetamolo non sempre sanno in quali farmaci sia contenuto né che si deve evitare la combinazione con altri prodotti, come gli analgesici. Per questo motivo gli esperti invitano medici e farmacisti a informarli sui rischi legati al sovradosaggio. La dose giornaliera non dovrebbe mai superare i 3 grammi, anche se, in presenza di altri fattori di rischio, tale dose deve essere inferiore. Fattori che aumentano il rischio sono l’assunzione di alcol, il digiuno, l’anoressia nervosa o alcuni farmaci, come gli steroidi, i fans o i barbiturici. Il rischio è superiore in quei Paesi, come gli Usa, dove il paracetamolo è vendibile anche come farmaco da banco, perché spesso non si vanno a vedere gli ingredienti o questi sono scritti sotto forma di abbreviazioni.

L’avvelenamento da paracetamolo non è un fenomeno inedito, anzi è una delle più comuni cause di avvelenamento nel mondo e, negli Usa e nel Regno Unito, la causa più comune di insufficienza epatica fulminante. Molti soggetti possono non sviluppare alcun sintomo anche a 24 ore dal sovradosaggio, altri possono presentare sintomi quali dolore addominale e nausea, mentre via via si delineerà il quadro specifico dell’insufficienza epatica: ipoglicemia, acidificazione del sangue (che di norma è leggermente alcalino: pH 7,36), con vomito, debolezza, bassa pressione, aumento del ritmo respiratorio, rischio di emorragie, pallore, sudore freddo, stato confusionale fino al coma. In alcuni casi si può avere la risoluzione spontanea dei sintomi, ma in altri si rischia di andare incontro alla morte se non si ricorre subito a un trattamento adeguato.

Se il paracetamolo non è stato ancora del tutto assorbito, quindi entro le prime ore dall’overdose, si può procedere a decontaminazione gastrointestinale, anche, come primo intervento, con del carbone attivo. Altro rimedio è l’acetilcisteina, che funge da antidoto, mentre in casi estremi si dovrà ricorrere al trapianto di fegato anche parziale. Ciò che arreca danni al fegato non è il paracetamolo in sé ma uno dei suoi prodotti metabolici, l’Napqui, che riduce la concentrazione di glutatione nel fegato, un antiossidante naturale, e procura un danno diretto alle cellule epatiche.

Per fortuna i tassi di mortalità non sono così elevati se confrontati ai casi di avvelenamento. Si stima che in Inghilterra e in Galles, a fronte di 41.200 casi di intossicazione da paracetamolo registrati tra il 1989 e il 1990, ne siano morti solo lo 0,40 per cento: 120-200 decessi ogni anno e 15-20 trapianti di fegato resi necessari nelle stesse due regioni a causa di un’overdose di questo farmaco. Negli Stati Uniti il paracetamolo procura almeno 458 morti all’anno, con 2.600 ricoveri, 56 mila visite di pronto soccorso e 100 mila chiamate ai centri antiveleno.

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