Verso una rete siciliana per le malattie del fegato

di oggisalute | 16 dicembre 2021 | pubblicato in Attualità
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Una rete siciliana per mettere in collegamento esperti e centri sanitari che si occupano delle malattie croniche del fegato. È la sfida lanciata dal Grecas, il Gruppo epatologico clinico associativo siciliano alla vigilia della riunione annuale 2021 che si svolgerà venerdì 17 e sabato 18 dicembre all’ospedale Buccheri La Ferla di Palermo. L’incontro dal titolo “Implementation strategies per la gestione condivisa delle malattie croniche di fegato in Sicilia”, vedrà la partecipazione di un centinaio di esperti, tra internisti, oncologi, infettivologi e diabetologi, provenienti da tutta la Sicilia.

Riflettori puntati sulle nuove strategie per la cura delle malattie epatiche, dall’epatite B, alla cirrosi, dalla steatosi epatica non alcolica ai tumori del fegato. Si traccerà un bilancio del lavoro svolto in sette anni dalla Rete regionale Hcv Sicilia, progetto telematico per ottimizzare la diagnosi e il trattamento dell’epatite cronica e della cirrosi da virus C, che conta oggi 42 centri e 20mila pazienti in tutta l’Isola. Una rete che permette al Sistema sanitario regionale di avere una stima puntuale e attendibile del numero di pazienti che hanno i criteri clinici di priorità per la terapia antivirale dettati dall’Aifa e allo stesso tempo di organizzare un corretta assistenza clinica ai pazienti che non hanno i criteri di priorità per il trattamento antivirale.

Responsabile scientifico del congresso è Fabio Cartabellotta, direttore dell’Unità operativa complessa di Medicina interna dell’ospedale Buccheri La Ferla di Palermo e responsabile della Rete Hcv Sicilia. “Abbiamo iniziato con la Rete Hcv in Sicilia e adesso stiamo coinvolgendo anche tutte le altre aree terapeutiche delle malattie croniche del fegato, come la steatosi epatica non alcolica, il cosiddetto fegato grasso, malattia sempre più diffusa, che oggi colpisce fino al 2 per cento della popolazione siciliana”, afferma Cartabellotta.

“La nuova strategia – aggiunge lo specialista – è costruire reti assistenziali reali diffuse che siano in grado di condividere i dati dei pazienti tra i vari centri che ne fanno parte. Questo può servire anche a utilizzare nella maniera migliore possibile dispositivi diagnostici e attrezzature presenti soltanto in alcune strutture sanitarie della rete, così da indirizzare e assistere meglio i nostri pazienti”.

“Anche la rete dell’epatocarcinoma è molto importante – sottolinea Cartabellotta – per questo abbiamo voluto coinvolgere anche gli oncologi. Parliamo di un trattamento molto eterogeneo che varia in base allo stadio della malattia. Si va dalla chirurgia alle cure palliative, passando dalle chemioterapie di prima e seconda linea fino all’immunoterapia. La presenza nella nostra rete di team multidisciplinari consentirà di valutare il dato di risposta reale con studi indipendenti”.

Provider e segreteria organizzativa del congresso sono a cura di Biba Group.

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