Infarto del miocardio
E’ in arrivo un nuovo marker

di oggisalute | 9 settembre 2013 | pubblicato in Attualità,Ricerca
infarto miocardio

Uno studio condotto da ricercatori dell’Università Charitè di Berlino grazie alla Thermo Fisher Scientific ha dimostrato per la prima volta l’efficacia di un nuovo marker, copeptina, in grado di escludere in tempi rapidi il rischio di infarto del miocardio.

L’annuncio è stato dato nell’ambito del congresso europeo di cardiologia, ESC 2013, che si è svolto ad Amsterdam dal 31 agosto al 4 settembre scorsi.

Obiettivo dello studio multicentrico, randomizzato, controllato, condotto su 902 pazienti è stato di verificare l’utilizzo di un nuovo marcatore, copeptina, nel processo di gestione dei pazienti con sospetta sindrome cardiaca acuta.

Questo lavoro è stato il primo studio clinico interventistico per valutare la sicurezza delle dimissioni ospedaliere dei pazienti con sospetta sindrome cardiaca acuta, negativi al test della troponina (unico test al momento utilizzato per questa patologia) e del nuovo marker, copeptina, al momento del ricovero.

Obiettivo primario del trial è stato valutare la percentuale di eventi cardiaci avversi entro 30 giorni dalla dimissione ospedaliera seguita all’esito negativo di entrambi i test.

Il test della copeptina ha dimostrato di essere un valido strumento per rendere più veloce la diagnosi dei pazienti con dolore toracico che arrivano in ospedale, migliorando così la congestione dei dipartimenti di emergenza e riducendo i costi per i sistemi sanitario.

In tutto il mondo i dipartimenti di emergenza, infatti, sono sovraffollati e sono molto numerosi i pazienti con sospetta sindrome coronarica acuta, sebbene solo per il 15 per cento di questi viene confermata la diagnosi di infarto acuto del miocardio.

Attualmente le linee guida nei dipartimenti di emergenza raccomandano che i pazienti siano sottoposti al test della troponina ma questo ne ritarda le dimissioni.

Per dimostrare l’efficacia come biomarker di copeptina, in associazione a troponina, sono stati dunque arruolati 902 pazienti risultati negativi al test di troponina. Nel braccio sperimentale del trial, 451 pazienti risultati negativi anche al test con copeptina (ovvero che presentavano livelli della molecola nel sangue inferiori a 10 pmol/L) sono stati dimessi e lasciati alle cure ambulatoriali con una visita programmata entro le successive 72 ore. Gli altri, positivi alla copeptina, sono stati trattati secondo le linee guida in vigore. I 451 pazienti del gruppo di controllo (per cui lo staff medico non era in possesso dei risultati del test alla copeptina) venivano invece direttamente trattati con lo standard di cura.

È stato dimostrato che nei successivi 30 giorni i due gruppi hanno avuto tassi simili di eventi cardiovascolari avversi (5,46 per cento nel gruppo sperimentale contro il 5,5 per cento nel gruppo di controllo), ma i pazienti del gruppo sperimentale venivano dimessi molto più velocemente che nel braccio di controllo (66 per cento dei casi, contro il 12 per cento).

“Grazie al biomarker copeptina- ha spiegato Martin Möckel del Dipartimento di Cardiologia, direttore della Divisione di Medicina d’Urgenza dell’Università Charité di Berlino – i clinici possono gestire meglio il sovraffollamento dei dipartimenti di emergenza, pur essendo sempre della massima importanza la valutazione del medico nella decisione finale di dimettere il paziente. Dopo che questo lavoro sarà pubblicato – ha concluso il professor Möckel – metteremo a punto presso il Dipartimento di Emergenza della nostra Università un nuovo algoritmo utilizzando sia troponina che copeptina”.

“Siamo lieti dell’esito positivo di questo studio – ha commentato Christophe Fraudeau, amministratore delegato della BRAHMS GmbH, gruppo Thermo Fisher Scientific – che riflette il nostro impegno a lungo termine per lo sviluppo di questo biomarker per aiutare i medici nel loro lavoro quotidiano e migliorare la cura del paziente”.

Cosa è la Copeptina?

La Copeptina, parte del pro-ormone vasopressina, è un indicatore di risposta allo stress individuale. L’arginina vasopressina (AVP) è un ormone chiave nel corpo umano. Nonostante la rilevanza clinica di AVP nel mantenere l’equilibrio del flusso e il tono vascolare, la misurazione di AVP maturo è difficile e soggetta a errori preanalitici. Si è constatato che la Copeptina – un glicopeptide acido 39- amminoacido che comprende la parte C-terminale del precursore AVP (T-proAVP ) – è un marker surrogato stabile e sensibile dell’AVP, analogo al C-peptide dell’insulina.

Inoltre, la misura della copeptina si è dimostrata utile in molte indicazioni cliniche: per esempio, in endocrinologia (diagnosi differenziale della sindrome poliuria – polidipsia) e nelle malattie cardiovascolari. Dopo l’infarto acuto del miocardio (IMA), i livelli di copeptina raggiungono rapidamente i valori di picco per poi diminuire nelle ore successive.

La copeptina messa a punto da BRAHMS Therma Fisher fa parte di una serie di esami di biomarker che possono essere utilizzati in cardiologia.

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