Allarme Unicef

Mutilazione genitale
La subiscono 125 milioni di donne e bambine

di oggisalute | 23 luglio 2013 | pubblicato in Attualità
mutilazioni genitali femminili

Sono oltre 125 milioni, oggi nel mondo, le bambine e le donne sottoposte a mutilazioni genitali o a escissione. Di queste, una su cinque vive in Egitto.

E, cosa ancor più grave, nei prossimi dieci anni 30 milioni di bambine rischiano ancora di subire questa pratica.

E’ questo l’allarme lanciato dal nuovo rapporto dell’Unicef ‘Female Genital Mutilation/Cutting: A statistical overview and exploration of the dynamics of change’, elaborato sulla base di 70 indagini rappresentative a livello nazionale nell’arco di vent’anni, e a oggi la raccolta più completa di dati e analisi sul tema.

Le ricerche condotte in 29 Paesi tra l’Africa e il Medio Oriente, dove si praticano le mutilazioni genitali femminili, rilevano che rispetto a 30 anni fa le bambine hanno meno probabilità di essere sottoposte a mutilazioni, e che il sostegno alla pratica è in declino, anche nei paesi dove è ancora largamente diffusa, come l’Egitto e il Sudan.

Anche Somalia, Guinea, Gibuti ed Egitto registrano un alta prevalenza di mutilazioni con più di 9 donne e bambine su 10 tra i 15-49 anni che le hanno subite. E non vi è stato alcun calo significativo in paesi come Ciad, Gambia, Mali, Senegal, Sudan o Yemen.

Nonostante la metà dei 29 Paesi osservati registri una diminuzione delle mutilazioni, il rapporto evidenzia il divario tra le opinioni personali dei singoli individui e il comune senso di obbligo sociale che perpetua questa pratica, aggravato dalla mancanza di un confronto aperto su un tema delicato.

Il rapporto Unicef, infatti, sottolinea l’importanza del dialogo come metodo per combattere la falsa convinzione che “gli altri” appoggino la pratica delle mutilazioni e che si possa rimanere soli in una battaglia non condivisa.

Oggi però le bambine hanno meno probabilità di subire questa pratica rispetto alle loro madri. L’istruzione può giocare un ruolo fondamentale nel favorire i cambiamenti sociali; più le madri sono istruite, minori sono i rischi che le loro figlie vengano mutilate e più le ragazze frequentano la scuola, più possono confrontarsi con altre persone che rifiutano tale pratica.

“Le mutilazioni genitali femminili – commenta Geeta Rao Gupta, vicedirettore esecutivo dell’Unicef – sono una violazione dei diritti alla salute, al benessere e all’autodeterminazione di ogni bambina. Ciò che emerge dal rapporto è che le legislazioni da sole non bastano. La sfida, adesso, è di lasciare che bambine e donne, ragazzi e uomini levino la loro voce e affermino con chiarezza di rifiutare questa pratica dannosa”.

Il rapporto rileva che, oltre alla maggior parte delle ragazze e delle donne che sono contro la pratica, anche un numero significativo di uomini e di ragazzi la rifiuta. In alcuni paesi come ad esempio Ciad, Guinea e Sierra Leone, sono più gli uomini che le donne a volere la fine delle mutilazioni.

L’Unicef lavora con i governi e con le comunità per assicurare una solida legislazione contro le mutilazioni genitali femminili/escissione, attraverso la raccolta di buone informazioni, diffusione della consapevolezza e coinvolgimento, nel rispetto delle tradizioni e degli usi locali.

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