In aumento gli ortopedici che usano le biotecnologie

di oggisalute | 3 novembre 2016 | pubblicato in Attualità
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In Italia l’utilizzo delle biotecnologie nel campo dell’ortopedia è in continuo aumento. Basti pensare che sui giovani colpiti da preartrosi l’ortopedico ricorre quasi sempre alle cellule staminali. Ad oggi, oltre il 30% dei soggetti (50% maschi e 50% femmine) trattati con Prp (Plasma ricco di piastrine) viscosupplementazione, campi magnetici, riabilitazione ha ottenuto significativi miglioramenti e hanno evitato l’intervento chirurgico. È quanto emerge dal 101° Congresso della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (Siot) che si è svolto nei giorni scorsi a Torino.

La scelta tra un trattamento biologico e uno sostitutivo diventa molto difficile nella categoria di pazienti affetti da artrosi precoce o pre-artrosi. Questo sottogruppo di pazienti – spiega Paolo Rossi, presidente del 101° Congresso – tende ad avere scarsi risultati con trattamenti biologici ed è in genere troppo giovane e attivo per una sostituzione protesica. Veri e propri trattamenti integrati non esistono, ma negli ultimi anni vi è molta più attenzione al comportamento biologico di ciò che impiantiamo nel paziente. Nella sostituzione protesica c’è molta più attenzione alla scelta dei materiali, che possono essere definiti sempre più ‘biologici’, per quanto riguarda l’interfaccia ed integrazione osso/protesi, accoppiamento protesico, design anatomico”.

“Anche per quanto riguarda i trattamenti biologici o la ricostruzione articolare – aggiunge l’ortopedico – vi è una grande attenzione a che cosa si impianta e a come il ricevente reagisce al tessuto impiantato. In Italia, sono stati fatti grandi progressi nelle tecniche di conservazione, sterilizzazione e impianto di tessuti di donatore, anche massivi. Basti pensare che nella chirurgia oncologica e post-traumatica possiamo sostituire interi condili femorali/tibiali e relativi menischi con procedure relativamente sicure. Forse il miglior esempio di integrazione tra trattamento sostitutivo e biologico è rappresentato dai pazienti affetti da patologie reumatologiche. Il trattamento con farmaci biologici (quando indicato) è in grado di rallentare la degenerazione articolare e pertanto ritardare la sostituzione protesica. Ad oggi la ricerca e l’applicazione del campo delle biotecnologie interessa tutto il territorio nazionale. L’Italia, in particolari campi come la rigenerazione ossea e cartilaginea, si pone ai vertici europei e mondiali. Centri di eccellenza sono concentrati in poche città dove viene eseguita una accurata valutazione dei risultati e monitoraggio dei pazienti. In centri non idonei il rischio che si corre è che l’utilizzo indiscriminato con indicazioni non corrette di queste metodiche si traduca in cattivi risultati che possono ostacolare la progressione della ricerca ed in particolare sperperare le risorse economiche”.

“Le tecniche di ricostruzione articolare – aggiunge Giuseppe Sessa, neo presidente della Siot – sono migliorate notevolmente grazie alle migliori conoscenze anatomiche e biomeccaniche, e ai progressi dell’ingegneria tissutale che hanno permesso di affinare le tecniche di riparazione soprattutto cartilaginea (ma anche tendinea, muscolare e ossea) proponendo soluzioni di riparazione sia cellulari sia acellulari (con scaffold biomimetici). Certamente – conclude l’ortopedico – fattori come l’età avanzata, patologie metaboliche come il diabete, degenerazioni tissutali ed articolari avanzate rappresentano ad oggi i limiti di applicazione di queste metodiche”.

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