Farmaci innovativi: a rischio la spesa sanitaria pubblica

di oggisalute | 30 settembre 2015 | pubblicato in Attualità
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La notizia buona è che, anche nel settore dell’innovazione farmaceutica, la ricerca sta dando i frutti sperati e, nel giro di pochi anni, cure efficaci per malattie ad oggi non trattabili saranno disponibili sul mercato. Quella meno buona è che il Sistema Sanitario italiano potrebbe non essere in grado di sorreggerne il peso, dal punto di vista dell’impegno finanziario necessario a ripagare farmaci più costosi, proprio in virtù della loro innovatività e degli investimenti in R&S da parte delle aziende.

A questo tema I-Com – Istituto per la Competitività – dedica il Rapporto “La Grande Scommessa dell’Innovazione Farmaceutica”, presentato oggi in occasione di un convegno che vede la presenza dei rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni consumeriste e di categoria, della ricerca e delle imprese.

“Nello studio abbiamo rilevato come la spesa sanitaria pubblica si collochi ancora sotto la media europea, nonostante tra il 1990 e il 2014 sia aumentata del 166,8% in termini nominali e del 41,6% in termini reali, con un out-of-pocket, cioè la spesa direttamente a carico dei cittadini, che già oggi è uno dei più elevati nella UE – commenta Stefano da Empoli, presidente di I-Com – . Di fronte all’ondata di farmaci innovativi a cui assisteremo nei prossimi, la scelta per i protagonisti della filiera della salute è duplice e senza appello: mettere a punto un sistema di governance condiviso, accettando la sfida dell’innovazione, oppure soccombervi rinunciando alla sostenibilità del SSN o al suo carattere universalistico”.

Il fabbisogno di spesa farmaceutica nei prossimi anni: tre scenari

Il Rapporto I-Com mette in luce tre possibili scenari, che descrivono in cifre i costi a cui il SSN potrebbe andare incontro. Tutti i dati sono stati elaborati a partire dai rilievi di spesa farmaceutica 2011/2014 e dalle previsioni di spesa contenute nel DEF 2015.

  • Scenario di base: alle condizioni vigenti, il tasso di crescita della spesa farmaceutica totale passerebbe dal +0,3% del 2015 al 2% del 2019, quando cuberebbe per 28,8 miliardi €. Secondo questa proiezione, nel 2050 si arriverebbe ad un valore di 60 miliardi €.
  • Scenario intermedio: ipotizzando per l’Italia un tasso di crescita medio annuo della spesa al 2% (in linea con la stima IMS Health per i primi 5 Paesi UE), la spesa farmaceutica totale sarebbe pari a 29,4 miliardi € nel 2019.
  • Scenario elevato: ipotizzando per l’Italia un tasso di crescita medio annuo della spesa del 2,2% (in linea con la stima The Economist Intelligence Unit per l’Europa occidentale), la spesa farmaceutica totale salirebbe a 29,7 miliardi € nel 2019.

Dalle tre prospettive, quello che emerge è che variazioni di anche pochi decimi di punto percentuale nel tasso di crescita medio annuo ingenerano un impatto dirompente sulla spesa farmaceutica, con un incremento di molte centinaia di milioni di euro. Senza dimenticare che, dal 2020 in poi, il tasso di crescita potrebbe impennarsi ulteriormente, con un vero e proprio effetto tsunami sul SSN.  

“L’innovazione è una leva potente per la riduzione dei costi della sanità nel lungo periodo, ma ogni nuova scoperta rappresenta un costo in più nell’immediato. Un costo che, in termini di aggregato, sembra non essere sostenibile per le finanze del SSN  – sottolinea Davide Integlia, direttore Area Innovazione di I-Com – . È su questo banco di prova che le istituzioni dovranno cimentarsi, nell’individuare un possibile equilibrio tra le ragioni dell’innovazione e del diritto alle cure e quelle dei vincoli di bilancio. Considerando, ad esempio, nuovi modelli di programmazione pluriennale, evoluzioni del sistema di pricing&reimboursement con formule di rimborso legate all’evidenza di efficacia dei trattamenti innovativi e semplificazioni di misure non sempre coerenti tra loro. In questo modo, si potrebbe far fronte allo shock del fabbisogno di spesa sanitaria che nei prossimi 10 anni sarà prodotto proprio dall’introduzione di nuove possibilità di cura. Su questo terreno si baserà la capacità per le istituzioni di recuperare fiducia e credibilità agli occhi dei cittadini”.

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