Apprendere dai cadaveri per formare i professionisti, se ne è discusso ad Arezzo

di oggisalute | 21 aprile 2015 | pubblicato in Attualità
mastronardi

Apprendere dai corpi senza vita per formare i nuovi specialisti di domani. Dopo il successo dei corsi hands-on organizzati dal 2009 a Boras (Goteborg), in Svezia e in considerazione della grande richiesta internazionale, anche il Congresso internazionale organizzato dal Gruppo Didattico Friends è servito ha fare il punto sulla situazione in Italia. Ad Arezzo, dal 15 al 17 aprile, si sono confrontati specialisti e futuri professionisti di età tra i 30 e i 40 anni per studiare al meglio l’anatomia e per non commettere errori in un paziente che rischia la vita.

L’APPELLO ALLE ISTITUZIONI – “Un gruppo di istruzione per giovani neurochirurghi – precisa il Luciano Mastronardi, direttore UOC Neurochirurgia dell’Ospedale San Filippo Neri, Roma – per formazione su cadaveri: una equipe di specialisti altamente specializzati provenienti da tutta Europa, di cui io sono l’unico rappresentante italiano. Quello che mi piace sottolineare a chi si mostra scettico su questo tipo di formazione è: “preferisci essere operato da un chirurgo che è diventato un esperto esercitandosi su preparati anatomici o da un chirurgo che fa la sua esperienza su di te?”. E’ una riflessione che bisogna fare soprattutto in Italia perché qui questa pratica non è vista ancora di buon occhio e i corpi italiani non possono essere usati per questa fondamentale metodologia di lavoro e studio”.

Si è trattato di un corso di dissezione “hands-on” per specialisti in Neurochirurgia su preparati anatomici, riguardanti i vari approcci alle patologie neoplastiche e vascolari cerebrali. I docenti del gruppo Friends, esperti internazionali in materia, hanno effettuato lezioni teoriche, dimostrazioni pratiche e tutoraggio dei partecipanti durante la dissezione anatomica. Il tutto svolto in un ambiente sereno ed amichevole. Cinque gli italiani presenti tra i discenti, di cui due donne.

IL CASO ITALIANO – “Arezzo è una delle pochissime realtà in Italia – aggiunge Mastronardi – con un equipaggiamento tecnico necessario per questo tipo di corsi. In Italia c’è ancora una forte resistenza a causa dei secolari accordi tra Stato e Chiesa, ma non a causa delle due parti, bensì dall’assimilazione di questa concezione nella cultura italiana. Negli altri Paesi del mondo questo metodo formativo viene riconosciuto come indispensabile per la didattica: a causa di questo nostro limite, non si possono usare cadaveri italiani. Un’analogia, la nostra, con lo scenario greco: noi siamo i fanalini di coda della ricerca e della didattica in chirurgia. Eppure l’Italia ha una grande Storia in questo campo: dai tempi di Leonardo Da Vinci siamo noi quelli che abbiamo per primi scoperto la necessità di investire sul corpo come strumento di formazione e di ricerca”.

I VANTAGGI – Il recupero di questa antica tradizione comporterebbe un abbattimento di costi di istruzione di circa un quarto di quello che si spende per la formazione nel settore. Tutto ciò deve essere ancora oggi speso appreso all’estero, con conseguenti trasferimenti costosi ed eventuale rischio di un non ritorno del giovane chirurgo una volta entrato in un contesto lavorativo altamente professionale. Non soltanto si spendono quindi soldi, ma si rischia di perdere indispensabili leve per il futuro delle specialità medica e chirurgiche.

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