Progetto contro il cyberbullismo, l’esperto: “Genitori proteggano i ragazzi”

di oggisalute | 23 agosto 2017 | pubblicato in Attualità
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“I genitori proteggano ragazzi dal cyberbullismo“. Lo dice in un’intervista a Labitalia Andrea Massa, responsabile di ‘Progetto Massere-Sicurezza dei minori sul web’, organizzazione di Seveso, nell’hinterland milanese, che appronta corsi di formazione sui pericoli del web per alunni, genitori e insegnanti nelle scuole, in collaborazione con l’Internet Service Provider Uli-Utility line Italia.

“Lo scorso giugno – ricorda – è stata pubblicata la legge del 29 maggio 2017 numero 71 recante ‘Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo’. Abbiamo finalmente la legge, ma bisogna andare in profondità per capire meglio il fenomeno e tutti quei pericoli a esso correlati. Secondo una ricerca da noi condotta dal 2010 ad oggi su un campione di 2.300 tra ragazze e ragazzi tra i 10 e i 15 anni di età nelle scuole medie e superiori di alcuni Comuni in provincia di Monza e della Brianza, la maggioranza dei ragazzi riceve il loro primo cellulare tra i 10 e i 12 anni (lo smartphone è diventato il classico regalo della Prima Comunione, mentre fino a qualche anno fa lo era della Cresima). Una tendenza in crescita”.

“I ragazzi – osserva Massa – sono sempre più connessi. Lo erano l’8% nel 2010, il 67% nel 2013 e il 98% degli intervistati nel 2016 afferma di disporre di connessione 24 ore su 24. Predomina ed è in crescita l’utilizzo dello smartphone, usato dal 2% nel 2010, dal 42% nel 2013, dal 62% degli intervistati nel 2016 e dal 76% nel 2017. Tendenza inversa a quella di pc-notebook, impiegato dal 93% nel 2010, dal 43% nel 2013, dal 19% nel 2016 e dal 12% nel 2017. La maggior parte degli accessi a Internet passa da smartphone (i ragazzi affermano per comodità, privacy, multifunzionalità); quasi nessuno utilizza il pc, ma lo sostituisce con device di nuova generazione come console e tv multimediali. Lo smartphone avverte è diventato il miglior amico e rimane sempre acceso, anche di notte, appoggiato sul comodino per rispondere alle notifiche social”.

“I social più diffusi – prosegue Massa – rimangono WhatsApp, Instagram e Facebook. La diffusione di 3G/4G e il miglioramento delle ottiche di fotografia sugli smartphone hanno portato al sorpasso di Instagram nei confronti di Facebook. WhatsApp è il canale di comunicazione più usato dai ragazzi. Tra i social più in relazione al cyberbullismo c’è Ask.fm, nato nel 2010 e basato sul meccanismo della domanda-risposta dove è possibile rimanere anonimi. L’anonimato è l’habitat perfetto per far cresce gli haters”.

“I ragazzi – evidenzia – affermano di non sentire loro le regole, mentre il 90% dei genitori afferma di darle con puntualità. Un ragazzo su due sostiene di avere imparato a usare Internet da solo, anche se negli ultimi anni, grazie a una lieve diminuzione del gap digitale, i genitori sono il riferimento per il 25% degli intervistati. In base alle nostre previsioni, nei prossimi anni la consuetudine diffusa, l’educazione e la consapevolezza con lo strumento Internet a tutti i livelli della società determineranno una sempre maggiore richiesta di garanzie e tutela della privacy, in particolare da parte dei giovani stessi”.

“Abbiamo riscontrato – riferisce Massa – casi di cyberbullismo, sexting e selfie estremi, proprio per questo motivo ho deciso negli anni di ampliare lo staff del Progetto Massere includendo due psicologhe cliniche, Stefania Sedini e Nicole Ventura, e un esperto legale, Matteo Meroni. Alcuni genitori segnalano episodi di vamping e nomofobia, ossia la paura di rimanere disconnessi. Noi consigliamo di approfondire, conoscere il mondo di Internet e capire come i ragazzi vivono la propria crescita e identità passando attraverso le dinamiche dei social”.

“È importante – avverte ancora il responsabile di Progetto Massere – che i genitori abbiano gli strumenti per osservare e chiedere ai figli che cosa fanno. Devono anche a volte saper dire di no”. Porre delle regole, “per esempio impedire il vamping, il fenomeno per cui i ragazzi tengono il cellulare acceso a fianco del letto quando vanno a dormire. Vigilare sui cambiamenti di umore o chiusure che possono essere segnali di cyberbullismo o sexting, ossia adescamento di tipo sessuale”.

“Internet rimane comunque un’opportunità – precisa Massa – E’ uno strumento di progresso, ma è necessario un uso consapevole, atteggiamento difficile per un adolescente. Oggi la dipendenza da smartphone e Internet (Internet Addiction Disorder) è una patologia classificata al pari di alcolismo e tossicodipendenza”. E “i dati delle procure indicano che i minori sono i principali protagonisti di reati online, sia come vittime che come autori spesso inconsapevoli: detenzione e diffusione di materiale pedopornografico, ma anche stalking, diffamazione, ingiurie e minacce”.

“Al fine di aiutare genitori, docenti e gli stessi alunni – conclude – abbiamo realizzato il sito web www.massere.it, la pagina Facebook www.facebook.com/sicurezzaminorisuinternet e il profilo Instagram @sicurezzasulweb”.

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