Diagnosi precoci

Alzheimer, nel 2050 saranno 115 milioni i malati in Europa

di oggisalute | 26 novembre 2013 | pubblicato in Cure e terapie,E-health,Ricerca
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Nel 2030 i malati di Alzheimer in Europa saranno oltre 65 milioni e nel 2050 saliranno a 115 milioni, queste le proiezioni per il futuro, stando al trend attuale e al progressivo invecchiamento della popolazione. Il costo sociale ed economico è già elevatissimo (quantificabile a oltre 100 miliardi di euro all’anno) e naturalmente è destinato ad aumentare vertiginosamente senza un piano strategico nazionale per la gestione di questi pazienti, piano di cui l’Italia difetta.

Per far fronte a questa emergenza, giocando d’anticipo rispetto alle istituzioni politiche, l’Istituto neurologico “Carlo Besta” ha coordinato 31 gruppi di ricercatori impegnati nello studio e nella gestione di questa patologia in tutta Italia, con il supporto del Ministero della salute, per sviluppare e validare un protocollo per la diagnosi precoce di malattia di Alzheimer e valutare le implicazioni del suo trasferimento al servizio sanitario nazionale. In questo ambito è stato sviluppato, in collaborazione con Regione Lombardia e Asl di Milano, il primo modello italiano integrato ospedale-territorio per diagnosticare, trattare e gestire i pazienti colpiti da demenza, già sperimentato in tre distretti Asl del capoluogo lombardo e oggi esteso a tutta la città, coinvolgendo oltre 2.000 malati.

Tra i risultati più importanti vi sono l’individuazione di nuovi test molecolari per la diagnosi di malattia di Alzheimer, un percorso diagnostico terapeutico assistenziale efficiente e uguale per tutti i pazienti, cartelle cliniche condivise elettronicamente tra medici di base e specialisti e una mappa elettronica di tutti i servizi per pazienti disponibili sul territorio.

Sottolinea Fabrizio Tagliavini, direttore del Dipartimento di malattie neurodegenerative dell’Istituto Carlo Besta: “In Italia non vi è un piano nazionale per le demenze, sebbene il Ministero della salute abbia pubblicato un documento in dieci punti per lo sviluppo di una strategia nazionale. L’attuale organizzazione si basa sulla rete di unità di valutazione Alzheimer, tuttavia vi è una grande eterogeneità sul territorio nazionale nei servizi erogati da regioni e strutture locali per la valutazione, la diagnosi e la gestione dei malati. Ne consegue che in Italia non tutti gli individui ricevono le cure di cui hanno bisogno, in particolare nelle fasi iniziali della malattia. Per questa ragione – continua Tagliavini – ritengo molto importante che il Piano nazionale demenze diventi una priorità del Governo, anche per limitare con la diagnosi precoce i costi sociali di questa patologia a cui il prossimo 10 dicembre sarà dedicato un summit del G8 in Inghilterra”.

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