Il caso

I medici italiani con i colleghi russi
per dire “basta guerra”

di oggisalute | 3 marzo 2022 | pubblicato in Attualità
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La notizia è rimbalzata in rete, sino a guadagnarsi l’homepage del British Medical Journal, per essere poi ripresa dai media internazionali: 15mila tra medici, infermieri e altri professionisti sanitari russi hanno scritto una lettera aperta a Vladimir Putin, sollecitandolo a cessare le ostilità nei confronti dell’Ucraina. Ora l’appello, lanciato in nome dei principi deontologici e del giuramento di Ippocrate, viene raccolto e condiviso dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, la Fnomceo, per voce del suo presidente, Filippo Anelli.

Il coraggioso monito dei colleghi russi non può lasciarci indifferenti – afferma Anelli-. Non può non toccarci profondamente in quanto medici: perché fa leva su quei principi di tutela della vita, della salute psico-fisica, nel rispetto della libertà e della dignità della persona, senza discriminazione alcuna, che sono il fondamento anche del nostro Codice, del nostro giuramento. Principi universali, che riecheggiano quasi con le stesse parole nei diversi Codici di deontologia medica. Il grido di dolore dei sanitari non può trovarci sordi come Ordini, chiamati dalla legge a garantire quei diritti umani che oggi sono violati – continua -. Non può non scuoterci come cittadini, perché la tutela di quegli stessi diritti, che ci spettano in quanto persone, è riconosciuta dalla nostra Costituzione”.

“Noi medici, dicono i colleghi russi, abbiamo giurato di aiutare ogni persona umana, non importa la nazionalità, la religione, il credo politico – aggiunge ancora -. Senza discriminazione alcuna: è questo l’impegno a curare di tutti i medici del mondo, che ci unisce nella tutela della pace e dei diritti. Un dovere che non conosce deroghe, che il medico è chiamato a rispettare quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera. Anche quando la pace e i diritti sono messi in discussione, e con più forza se ad essere a rischio è la stessa possibilità di tutelarli facendo sentire liberamente e chiaramente la propria voce”, conclude.

(Fonte: Adnkronos)

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