L'epidemia

Virus in Cina, l’esperto: “Il picco deve ancora arrivare”

di oggisalute | 29 gennaio 2020 | pubblicato in Attualità
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La diffusione del nuovo coronavirus, partita dalla provincia cinese di Hubei, potrebbe raggiungere il suo picco tra circa 10 giorni. A fare la previsione è lo scienziato Zhong Nanshan, lo pneumologo cinese che scoprì il coronavirus Sars nel 2003. In un’intervista con l’agenzia di stampa cinese Xinhua, Zhong si è detto convinto del fatto che il virus “raggiungerà il suo apice e successivamente non ci saranno aumenti su larga scala” della sua diffusione. “L’epidemia della Sars durò circa 6 mesi, ma io non credo che quella del nuovo coronavirus duri così a lungo”, ha affermato Zhong, le cui previsioni sono in contrasto con quelle di altri esperti, tra cui Gabriel Leung, decano della prestigiosa Scuola di medicina dell’università di Hong Kong, secondo il quale il picco sarà raggiunto tra aprile e maggio.

Intanto sale di giorno in giorno il numero dei morti. Stando agli ultimi dati diffusi dalla Commissione sanitaria nazionale di Pechino, i morti sono poco più di 170 e i casi di contagio sono quasi 6mila a livello nazionale, di cui 3.554 nella sola provincia di Hubei dove ieri sono stati confermati 840 nuovi infettati.

Sul fronte della ricerca, un team di scienziati del Peter Doherty Institute for Infection and Immunity di Melbourne ha annunciato di avere ricreato per la prima volta in laboratorio, fuori dalla Cina, il nuovo coronavirus responsabile dell’epidemia. I ricercatori australiani l’hanno definita “una svolta significativa”. La scoperta sarà ora condivisa con l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nella speranza che possa aiutare chi sta lavorando a diagnosticare e combattere il virus. “Ci siamo preparati a un evento come quello accaduto in Cina per molti, molti anni ed è proprio per questo che siamo riusciti a ottenere una risposta così in fretta”, ha affermato Mike Catton del Peter Doherty Institute for Infection and Immunity, citato dalla Bbc online.

Secondo gli scienziati, disporre di una copia del virus significa “poter avere un materiale di controllo” per “un test diagnostico precoce in grado di rilevare il virus nelle persone che non hanno mostrato sintomi”. Il virus ‘copia’ “aiuterà anche nella valutazione dell’efficacia dei vaccini di prova che si stanno mettendo a punto”, conclude Cotton.

(Fonte: Adnkronos)

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