Farmaci

Immunoterapia anticancro,
le sfide ancora aperte

di oggisalute | 17 ottobre 2019 | pubblicato in Attualità
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“L’immunoterapia è la storia di un sogno lungo più di 100 anni” e che ancora continua, fra sconfitte subite, vittorie premiate (anche dal Nobel per la Medicina, quello del 2018 ottenuto in tempi record) e “tante nuove sfide da affrontare. La ricerca è lo strumento per farlo” e il primo obiettivo è “dare risposte ai pazienti – 3 su 4 trattabili – che ancora non ottengono benefici” da questa rivoluzione anticancro. Parola di Alberto Mantovani, immunologo italiano tra i più noti nel mondo, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University, fra i consulenti della mostra ‘Immunoterapia oncologica: tra visione, realtà e prospettive future’ che ha debuttato a Milano. Un progetto itinerante fra arte e scienza, promosso da Roche e realizzato in collaborazione con lo Ied-Istituto europeo di design e l’associazione pazienti Walce Onlus.

“Tra i malati eleggibili all’immunoterapia – ricorda Mantovani – oggi ottiene benefici uno su 4″, anche se il dato è generale e molto cambia a seconda del tumore da combattere. Basti pensare che “per il melanoma avanzato la speranza è di ottenere un 40% di guarigioni”, parola che fino a pochissimi anni fa sembrava impensabile pronunciare. “Grazie all’immunoterapia, la sopravvivenza dei pazienti con melanoma metastatico è passata dal 25% a 1 anno dalla diagnosi a oltre il 50% a 5 anni – sottolinea Michele Maio, che a Siena è ordinario di Oncologia medica all’università degli Studi, e direttore del Centro di Immuno-oncologia e del reparto di Immunoterapia oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte – E per il tumore al polmone siamo arrivati al 25-30% a 2-3 anni”.

“La sfida per noi oncologi è aumentare la percentuale di malati che trae beneficio dall’immunoterapia”, conferma l’esperto, oltre che “renderla efficace su nuovi tipi di tumori e allo stesso tempo comprendere da subito, in modo sempre più preciso, quali sono i pazienti che possono avvantaggiarsene maggiormente”. Un elemento chiave innanzitutto per i malati, precisa Mantovani: da un lato “per non esporli a rischi di tossicità inutili”, dall’altro per “garantire la sostenibilità di un sistema sanitario che oggi assicura una sopravvivenza più alta della media europea. Superiore anche a quella dei Paesi nordici che pure spendono molto di più”.

Se per oltre un secolo l’immunoterapia è stata “un sogno frustrato”, prosegue Mantovani, è perché “non conoscevamo ancora bene l”orchestra immunologica’ e quindi non riuscivamo a farla suonare contro il cancro”. Oggi molto è stato fatto, ma tanto resta da fare: “Al momento siamo in grado di rimuovere 2 dei ‘freni’ che i tumori mettono alle nostre difese naturali, ma stimiamo che ne esistano 30 solo per i linfociti T”, e tanti ancora diversi che ostacolano gli altri ‘orchestrali dell’immunità’. “La ricerca è impegnata a scoprirli, come pure a individuare armi sempre nuove” capaci di neutralizzare l’azione dei ‘poliziotti corrotti’ che dentro il sistema immunitario passano al servizio del cancro.

In questo senso gli studi proseguono anche nei laboratori di Big Pharma. “Il nostro impegno nel campo della ricerca immuno-oncologica – afferma Anna Maria Porrini, direttore medico di Roche in Italia – comprende una pipeline che va oltre la categoria degli anti PD-L1”, la ‘famiglia’ dell’immunoterapico atezolizumab che l’agenzia europea Ema ha recentemente approvato nel trattamento in prima linea del carcinoma polmonare ‘non a piccole cellule’ (Nsclc, il più diffuso e pari all’85% dei casi) e nel microcitoma (forma a piccole cellule, Sclc). Fra le molecole in sviluppo “anche altri inibitori dei ‘checkpoint’, i vaccini e gli anticorpi bispecifici, con l’obiettivo di sfruttare al massimo il potenziale del sistema immunitario ed estendere questo beneficio a sempre più pazienti”.

In termini di aumento della sopravvivenza e di migliore qualità della vita, con meno effetti collaterali, la promessa è grande e mantenuta: quando l’immunoterapia funziona “i pazienti stanno bene – assicura Silvia Novello, ordinario di Oncologia medica all’università degli Studi di Torino – Dipartimento di oncologia, responsabile di Oncologia polmonare presso l’azienda ospedaliero-universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano e presidente dell’associazione malati Walce Onlus – Tornano al loro lavoro, alla vita familiare e sociale”, ritrovano un futuro da pianificare. “L’immunoterapia è una rivoluzione vera: prorompente, massiccia, meditata. Non è per tutti oggi – puntualizza la specialista – ma lavoriamo affinché lo sia in futuro”. L’elenco delle possibili indicazioni “si allunga di settimana in settimana – osserva Maio – Siamo sulla strada giusta”.

(Fonte: Adnkronos)

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