Medicina

Italia “maglia nera” in digitale, nasce
il portale della condivisione clinica

di oggisalute | 3 ottobre 2019 | pubblicato in Attualità
telemedicina_ftg

L’Italia investe in sanità digitale un terzo della Gran Bretagna e la metà della Francia. Il nostro Paese è ‘maglia nera’ nella gara alla digitalizzazione del sistema sanitario. “Eppure il risparmio è possibile: secondo i dati dell’Osservatorio innovazione in sanità digitale del Politecnico di Milano, è stimato in almeno 6,8 miliardi di euro l’anno per le strutture sanitarie e in 7,6 per i cittadini”. Lo ha affermato Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie, nel suo intervento alla presentazione del portale ‘Clinical Knowledge Portal’ o Portale della conoscenza clinica, piattaforma informatica che nasce dalla collaborazione tra medici. La piattaforma è stata presentata a Roma, al ministero della Salute, con la testimonial Carolyn Smith, danzatrice e coreografa di fama internazionale.

Per il lancio operativo, gli esperti internazionali che hanno contribuito alla realizzazione della piattaforma si riuniranno il 7 ottobre a Firenze per il convegno ‘The clinical revolution’. Il portale “provvede alla normalizzazione e alla rappresentazione dello stesso dato clinico esattamente come il collega riconosce, registra e visualizza lo stesso concetto clinico. E’ il superamento delle barriere informative'”, sottolinea in una nota Dedalus Holding, la società che ha progettato il portale. Si inizia con la collaborazione con i medici infettivologi e con una malattia, la malaria. Un primo mattoncino per arrivare in futuro a coprire tutte le patologie più diffuse.

“La digitalizzazione in sanità, troppo a lungo considerata un lusso, è una strada obbligata perché il sistema pubblico abbia lunga vita – ha aggiunto Cricelli – Stretti tra invecchiamento demografico e risorse sempre più limitate, dobbiamo ripensare il processo clinico: la competenza si realizza nel rapporto con il paziente, ma la nostra professione deve poter attingere a tutte le fonti di conoscenza. I medici di famiglia sono tenuti a utilizzare il computer e ad avere una linea Adsl, per la registrazione e la trasmissione dei dati. Ben venga uno strumento che consenta l’interconnessione tra medici e l’accesso a dati utili per la decisione clinica”.

“Ogni anno 90 mila persone affette da un tumore attraversano l’Italia per curarsi – ha ricordato Francesco Cognetti, professore straordinario di Oncologia medica all’Università Sapienza, direttore del Dipartimento di Oncologia medica dell’Istituto nazionale Regina Elena di Roma – Il turismo sanitario oncologico costa alle famiglie migliaia di euro in termini di visite mediche, farmaci, viaggi e assistenza. Un portale che consenta di muovere dati e non persone, di condividere il processo clinico e di collaborare tra noi oncologi, può incidere su questi ‘flussi migratori’ migliorando qualità delle cure ed equità di accesso, risparmiando risorse pubbliche preziose e liberando tempo da dedicare al rapporto con il paziente”.

“Abbiamo bisogno di un nuovo modello di assistenza sanitaria che permetta a tutti di essere curati nel modo migliore possibile, ovunque si trovino. Con questa piattaforma informatica – ha rimarcato Carolyn Smith – noi andiamo in ospedale solo quando è necessario, mentre i nostri medici possono chiedere consulti a colleghi anche a migliaia di chilometri di distanza. Vogliamo poter usufruire delle grandi opportunità che la Rete ci offre sia nella diagnostica che nella terapia, e vogliamo portare a casa, alle persone che amiamo, il tempo rubato alla malattia”.

“I medici oggi usano spesso sistemi impostati per codificare e registrare dati clinici con approcci diversi. Il nostro portale mette in collegamento i modelli utilizzati, riducendo il rischio di interpretazioni errate – ha affermato Giorgio Moretti, presidente di Dedalus Holding – Il Ckp vuole rivoluzionare l’intero processo clinico, consentendo di pianificare azioni sul paziente e condividere linee guida e migliori pratiche. Un valore speciale del Ckp emerge nella ricerca: oggi i clinical trial sono un lavoro molto complesso. Le informazioni vengono spesso riscritte nel software, richiedendo un grande sforzo da parte dei medici e incidendo pesantemente sulla qualità dei dati”.

“Grazie al Ckp – ha aggiunto Moretti – i medici possono recuperare le informazioni essenziali sui dati da raccogliere e le azioni richieste. Ultimo, ma non ultimo, le comunità cliniche propongono, votano e convalidano i casi d’uso clinico e i concetti clinici. Un medico può partecipare a diverse comunità cliniche: quella della sua società clinica, quella internazionale, una comunità dell’ospedale in cui lavora, la comunità di una scuola di pensiero specifica e così via. Grazie al lavoro delle comunità cliniche, Ckp può crescere e rimanere aggiornato. Il Ckp è il modo in cui i clinici possono finalmente cambiare il modo di prendersi cura delle persone”.

(Fonte: Adnkronos)

Lascia un commento

Protezione anti-spam *