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Trapianto di rene “a catena”:
più chance per chi attende

di oggisalute | 25 luglio 2019 | pubblicato in Attualità
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Un trapianto “a catena” di rene che consente, a partire da un donatore deceduto, di realizzare più trapianti, salvaguardando le priorità e rispettando le liste d’attesa. Un’opportunità in più per 6.700 pazienti in attesa di un rene nuovo, consentita dal programma di trapianto da vivente in modalità Deck (DECeased Kidney), attivo da questa settimana su tutto il territorio italiano, come annuncia oggi il Centro nazionale trapianti. “Si tratta – spiega all’Adnkronos Salute il direttore del Cnt Massimo Cardillo – di una particolare tipologia di trapianto cross-over che permette di utilizzare gli organi di familiari disposti a donare ad un proprio congiunto, ma non compatibili tra loro. A partire dall’organo di un donatore deceduto si avvia una catena che moltiplica il numero dei trapianti possibili”.

Tutto comincia – se non ci sono priorità assolute in lista d’attesa – da un donatore deceduto che dona uno dei reni ad un paziente il quale ha un familiare disposto a donargli l’organo ma non compatibile, a prescindere dalla lista d’attesa. La catena può continuare ‘incastrando’ diverse coppie di donatori riceventi. L’ultimo donatore ‘restituisce’ il rene alla comunità dei pazienti in lista d’attesa da cadavere. Tutto questo aumenta le possibilità di incrocio tra i candidati al trapianto, riduce i tempi della lista d’attesa e permette di curare un numero maggiore di pazienti.

“Il programma Deck – spiega una nota del Cnt – è un’innovazione a livello mondiale: la fase sperimentale è partita nel marzo 2018 grazie al lavoro del Centro trapianti di rene e pancreas dell’azienda ospedaliera dell’università di Padova, diretto da Paolo Rigotti, del Centro regionale trapianti della Regione Veneto e del Nord Italia Transplant. Ad oggi sono state realizzate 5 catene di questo tipo: complessivamente le coppie coinvolte sono state 9 mentre i trapianti sono stati 14, realizzati, oltre che a Padova, nei centri di Bari, Parma e Bologna”.

“L’opzione del trapianto da vivente in Italia – continua Cardillo – è sempre più utilizzata dai pazienti con insufficienza renale cronica, grazie anche agli ottimi risultati e alla totale sicurezza della procedura per il donatore”.

“Tuttavia spesso la donazione diretta tra persone legate affettivamente non è possibile a causa di un’incompatibilità immunologica. Il programma Deck è una grande occasione per aumentare il numero dei trapianti da vivente, che è uno degli obiettivi principali della nostra rete trapiantologica nazionale”, conclude. Nel 2018 in Italia sono stati effettuati 2.117 trapianti di rene: in 287 casi l’intervento è stato possibile grazie a un donatore vivente.

(Fonte: Adnkronos)

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