Monza

Primo parto in Italia col congelamento automatizzato di ovociti

di oggisalute | 29 ottobre 2018 | pubblicato in Attualità
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Presso il Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi degli Istituti Clinici Zucchi di Monza, convenzionato con il SSN, si è ottenuta la prima gravidanza mediante l’impiego di un innovativo macchinario per il congelamento automatizzato degli ovociti e degli embrioni, che consente di migliorare l’esito dei trattamenti. Il processo di crioconservazione di ovociti ed embrioni è uno dei più delicati nella fecondazione assistita, automatizzarlo significa ottenere un processo controllato, con una standardizzazione perfetta e non dipendente unicamente dal fattore umano

Crioconservazione di ovociti e embrioni: una tecnica indispensabile per la buona riuscita dei trattamenti di fecondazione assistita. Nella fecondazione assistita, la crioconservazione è uno dei fattori cruciali per la buona riuscita del trattamento: si tratta di un processo che permette di aumentare le probabilità cumulative di successo di una procedura di PMA (procreazione medicalmente assistita) consentendo di ottimizzare l’utilizzo di ovociti ed embrioni e limitando i rischi di complicanze legate alla procedura e di gravidanza plurima. La crioconservazione, detta anche vitrificazione, è costituita da un insieme di processi, estremamente delicati, che portano le cellule dalla temperatura di 37°C a -196°C per consentirne poi la conservazione in azoto liquido. Il congelamento e scongelamento degli ovociti e degli embrioni è un processo critico, che influisce significativamente sugli esiti della procedura. Le cellule umane sono composte al 90% di acqua e se questa, durante il congelamento, dovesse trasformarsi in cristallo di ghiaccio, aumentando quindi di dimensioni, potrebbe causare danni meccanici alle strutture cellulari e compromettere l’esito dell’intero trattamento. Il congelamento ultrarapido messo in atto con il processo definito vitrificazione rende possibile ovviare a tale problema, consentendo di solidificare la molecola dell’acqua così rapidamente da impedire la formazione del cristallo. L‘abbassamento ultrarapido della temperatura a -20.000 °C al mi viene ottenuta con immersione manuale diretta in azoto liquido delle cellule da parte dei biologi.

A Monza la prima gravidanza ottenuta mediante vitrificazione automatizzata: i vantaggi della procedura spiegati dai medici del Centro di PMA Biogenesi

“Fino ad oggi il processo di vitrificazione è stato svolto con una metodologia completamente manuale, fattore che ha determinato la variabilità dei tassi di sopravvivenza delle cellule in quanto dipendente esclusivamente dalle abilità dell’operatore”. Spiega Maria Beatrice Dal Canto, Biologa e Direttrice di Laboratorio presso i centri di Medicina della Riproduzione Biogenesi di Monza (presso gli Istituti Clinici Zucchi). “L’arrivo di questo nuovo strumento per la vitrificazione automatica ha portato grandi benefici per il nostro centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi di Monza, che è il primo in Italia ad avere ottenuto una gravidanza mediante l’impiego di questa innovazione. La novità è particolarmente importante perché Biogenesi opera in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, mettendo a disposizione quindi di tutti i cittadini competenze e soluzioni di elevatissima qualità, che non si riscontrano neppure in gran parte dei centri privati non convenzionati. La vitrificazone automatizzata ci permette di ottenere un miglior controllo su tutte le variabili coinvolte nella metodica della vitrificazione, cruciali per assicurare la standardizzazione dei risultati: temperatura, manipolazione dell’embrione, concentrazioni e tempi di esposizione alle soluzioni di vitrificazione. Finalmente si può garantire la stessa efficienza e sicurezza ad ogni singolo congelamento”. continua Dal Canto.

I vantaggi della vitrificazione automatizzata rispetto a quella manuale

Nella vitrificazione manuale, l’operatore esperto deve disidratare l’ovocita o l’embrione attraverso l’immersione degli stessi in diverse soluzioni per il congelamento, utilizzando un timer per rispettare le tempistiche. Alla fine della disidratazione è necessario posizionare correttamente la cellula sui piccoli dispositivi di congelamento da immergere in azoto liquido. Ogni singolo passaggio è cruciale affinché il congelamento vada a buon fine. “Con l’utilizzo dello strumento di vitrificazione automatizzata i nostri operatori si limitano a posizionare l’ovocita o l’embrione all’interno del dispositivo di congelamento, dove rimane per tutto il processo. La disidratazione della cellula viene poi avviata e controllata dalla macchina, passo dopo passo. Questo ci dà la certezza che ogni passaggio venga svolto in maniera assolutamente controllata e standardizzata.” Spiega Mario Mignini Renzini, Responsabile dell’Unità Operativa di Ginecologia presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza e Direttore Medico del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi.

Ma i benefici dati dall’utilizzo del nuovo strumento di vitrificazione automatizzata non sono finiti, Maria Beatrice Dal Canto approfondisce l’argomento. “Fino ad oggi, per ottenere un congelamento ultrarapido abbiamo utilizzato la tecnica di immersione diretta della cellula in azoto liquido su un supporto di plastica definito “aperto”. Questo processo non prevedeva alcuna copertura per la cellula che entrava in contatto diretto con l’azoto liquido, sostanza non sterile, con rischio di contaminazione da parte di virus, batteri o muffe presenti nell’azoto. La metodica utilizzata dal nuovo strumento prevede invece l’utilizzo di supporti sigillati da un’etichetta di alluminio chiusa ermeticamente che impedendo il contatto diretto azoto-cellula elimina completamente il rischio di cross-contamination da agenti esterni”.

(Fonte: Adnkronos)

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