Conferenza a Roma

Salute mentale, fa 40 anni la Legge Basaglia che chiuse i manicomi

di oggisalute | 14 maggio 2018 | pubblicato in Attualità
psichiatria

Diritti, libertà e servizi per le persone che soffrono di disturbi mentali. È quello che chiedono al Governo e alle Regioni gli psichiatri, le associazioni dei pazienti e gli operatori riuniti a Roma per una conferenza in occasione dei 40 anni della Legge 180. Recentemente l’Istituto superiore di sanità ha inserito tra i falsi miti e le bufale che girano sui social anche la seguente affermazione: ‘I malati di mente sono tutti pericolosi’. La salute mentale “è una questione che riguarda tutti – ha spiegato all’Adnkronos Salute Gisella Trincas, presidente Unasam, la più importante rete nazionale di associazioni per la salute mentale a cui aderiscono 70 realtà – per cambiare questi pregiudizi serve l’impegno di tutti, anche dell’informazione, che spesso è assente o distratta solo dai casi di cronaca”.

“Purtroppo a 40 anni dalle legge Basaglia assistiamo ad un impoverimento dei servizi, ma soprattutto osserviamo che la questione della salute mentale è fuori dall’agenda politica e la colpa è anche del ministero della Salute che oggi non è presente qui e non ha mandato nessun rappresentante. La legge 180 – aggiunge – ha sancito la fine dell’internamento e ha messo fine alla distruzione della vita di tante persone. Oggi non tutto va bene, ma abbiamo delle leggi che proibiscono quelle pratiche barbare che fino a 40 anni fa era comuni nei manicomi. I nostri servizi sono però fragili e in difficoltà mentre servirebbero più risorse. Noi chiediamo una ripresa seria e responsabile, da parte delle Regioni e del Governo, di piani che rimettano mano alla salute mentale riportando al centro la ripresa della vita delle persone con sofferenza mentale. Per farlo – avverte – occorre partire da una conferenza nazionale sulla salute mentale. È una vergogna che l’unica e ultima sia stata 17 anni fa. Questa è la prima richiesta forte al Governo che verrà, il primo atto deve essere mettere in piedi la conferenza e da lì ripartire con tutti i servizi”.

“I recenti dati del ministero della Salute – spiega Massimo Cozza, coordinatore del Dipartimento di Salute mentale dell’Asl 2 di Roma – hanno fotografato 31.593 persone ricoverate in strutture residenziali psichiatriche, con un aumento di 1860 unità rispetto all’anno precedente. Un numero certamente inferiore ai 100mila internati nei manicomi di 40 anni fa e con una qualità assistenziale non paragonabile. C’è allora bisogno di puntare a interventi all’interno della rete sociale territoriale, potenziando lo sviluppo dell’abitare assistito, evitando di trasformare – sottolinea Cozza – gli appartamenti in strutture, attivando una vera e propria rete territoriale, consentendo e promuovendo una vita quanto più normale possibile”.

Durante la conferenza è stato dato il riconoscimento stopOpg a Vito De Filippo, che da sottosegretario alla Salute si è speso per la fine del regime degli ospedali psichiatrici. “Con la chiusura degli Opg – ricorda Stefano Cecconi, del Comitato nazionale stop Opg – si sono prese due strade: le comunità sul territorio e quella delle Rems, strutture migliori degli Opg ma pur sempre luoghi di detenzione per chi ha commesso reati ma è stato riconosciuto di giudici come malato. L’Osservatorio seguirà le due strade per vigilare che le Rems non si trasformino nei nuovi Opg”.

“Oggi queste strutture sono una trentina in tutta Italia, con 600 persone internate – afferma Cecconi – fino ad ora ne abbiamo visitate 15, con situazione molto diverse: alcune sono molto ben organizzate ed efficienti, inserite in un tessuto sociale. Altre come ad esempio le strutture di Subiaco e Palombara Sabina, che sembrano più carceri. E non va bene. Stiamo pensando di fare un accordo con il Garante dei detenuti per avere qualche potere di controllo in più”.

(Fonte: Adnkronos)

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