Malattie autoimmuni

Tiroidite di Hashimoto, deficit di serotonina alla base della depressione

di francesco garritano | 18 dicembre 2017 | pubblicato in Attualità
depressione

La Tiroidite di Hashimoto è una patologia autoimmune che, oltre a danneggiare il tessuto tiroideo e, dunque, la funzione della stessa ghiandola, è caratterizzata anche da un deficit di serotonina, a causa del cattivo funzionamento degli enzimi DNAse1 e proteasi.

SEGNI E SINTOMI DEL DEFICIT DI SEROTONINA

La serotonina, definita anche “ormone della felicità”, è un neurotrasmettitore importante non solo per regolare l’umore, ma è implicato anche in altre funzioni fisiologiche. Infatti, una sua carenza si manifesta in svariati modi; uno dei primi segnali di carenza di serotonina è il desiderio di mangiare cibi ricchi carboidrati, i quali sono in grado di aumentare i livelli del neurotrasmettitore, infatti, i soggetti depressi sono quelli che vanno alla ricerca di alimenti zuccherini in qualsiasi momento della giornata, ma poco dopo averli mangiati i livelli di serotonina si riducono e causano sentimenti di sonnolenza, ansia e depressione.

Il soggetto depresso spesso soffre di insonnia, non riesce ad addormentarsi e non mantiene il sonno, poiché se i livelli di serotonina sono bassi, lo saranno anche quelli di melatonina, poiché di questa è il precursore. Altri segni del soggetto carente di serotonina sono visibili sia a livello emotivo, quali l’ansia, gli attacchi di panico, i disturbi ossessivi compulsivi, fatica e spossatezza, ma anche a livello fisico, poiché si possono manifestare anche problemi digestivi, essendo questo trasmettitore prodotto dalle cellule intestinali in quantità pari al 95%, e carenza di libido che rende il soggetto incapace di stabilire connessioni emotive con altre persone.

Tutti questi sintomi possono manifestarsi, dunque, nei soggetti che soffrono di Tiroidite di Hashimoto, perché?

DEFICIT DI SEROTONINA E TIROIDE DI HASHIMOTO

Il tutto viene spiegato con una delle cause che conduce alla tiroidite autoimmune, ovvero il deficit di proteasi e DNAse1; la carenza di questi enzimi comporta la degradazione rapida e l’impoverimento dell’amminoacido triptofano, che è il precursore della serotonina, attraverso un pathway dell’organismo, definito “via della chinurenina”.

Gli enzimi coinvolti nella formazione di chinurenina e che deviano il metabolismo del triptofano sono due: la triptofano 2,3-diossigenasi (TDO), attivata dagli ormoni dello stress, e l’indolammina 2,3-diossigenasi (IDO), attivata da citochine pro-infiammatorie. L’aumentata espressione dei geni che producono citochine pro-infiammatorie (interferone-gamma e fattore di necrosi tumorale alfa, coinvolti nella patogenesi della malattia autoimmune) potrebbe determinare una predisposizione genetica a sviluppare la depressione mediante una up-regulation della via della IDO, mentre gli stressor ambientali attivano la via ormonale della TDO.

Dunque, la via della chinurenina non soltanto provoca deficit di serotonina, ma causa anche effetti a livello del sistema nervoso centrale, poiché sembra essere implicata nello sviluppo di ansia, sintomi psichici e deterioramento cognitivo associati alla depressione.

Si potrebbe quindi ipotizzare che la via della triptofano-chinurenina rappresenti uno dei principali punti di incontro dell’interazione tra fattori genetici e ambientali coinvolti nella fisiopatologia della depressione e anche un nuovo target per strategie terapeutiche innovative.

CONCLUSIONI

Il trattamento delle patologie autoimmuni è in continua evoluzione, sempre nuovi studi ci dimostrano come l’alimentazione possa supportare il trattamento di queste ed evitare che le stesse si verifichino, perciò sono diventate mio oggetto di studio. Per evitare che la depressione possa prendere il sopravvento e che si verifichi il deficit di serotonina, bisognerà trattare il problema all’origine, ripristinando l’omeostasi corporea a partire dal debellare l’infiammazione che colpisce non solo la tiroide ma tutti i tessuti dei soggetti che soffrono di patologie autoimmuni.

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Francesco Garritano, laureato dapprima in Chimica e tecnologia farmaceutica, poi in Scienze della nutrizione, è un biologo nutrizionista che esercita la sua professione in tutte le province calabresi, a Roma, a Milano, a Vicenza ed a Taranto. Ormai da tanti anni è entrato nel network dei medici di segnale, uniti dall’acronimo Gift, il quale indica i principi sui quali si basa una sana alimentazione preventiva e curativa: gradualità, individualità, flessibilità e tono muscolare.

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