Istituto superiore di sanità

Riemergono in Italia “super batteri” resistenti ai farmaci

di oggisalute | 20 novembre 2017 | pubblicato in Attualità
batterio

Allarme super batteri. In Italia, per la maggior parte dei microrganismi sotto sorveglianza la situazione appare stabile, con un alto numero di infezioni causate da patogeni multiresistenti ai farmaci, ma riemergono nuove resistenze. È quanto emerge dai dati della sorveglianza Ar-Iss coordinata dall’Istituto superiore di sanità, che fa il punto alla vigilia della Giornata europea degli antibiotici.

La percentuale di Mrsa (Staphylococcus aureus resistente alla meticillina) oscilla dalla fine degli anni ’90 (quando è iniziata la sorveglianza) intorno al 33-34%, pur con ampie variazioni da laboratorio a laboratorio. Ma nel corso del tempo sono comparsi altri microrganismi multiresistenti – evidenziano gli esperti – quali i ceppi di enterobatteri resistenti ai carbapenemi (Cpe). Tra questi, nel nostro Paese è diffusa soprattutto la Klebsiella pneumoniae, che è resistente a quasi tutti gli antibiotici disponibili, e che, secondo il recente Report della sorveglianza nazionale delle batteriemie da Cpe, provoca almeno 2.000 casi di batteriemia l’anno. Anche l’Escherichia coli ha raggiunto da alcuni anni e mantiene le stesse alte percentuali di resistenza alle cefalosporine di terza generazione (30%) e ai fluorochinoloni (43%).

Una buona notizia – riporta l’Iss – è il dimezzamento della resistenza alla penicillina nello Streptococcus pneumoniae, un microrganismo causa di polmoniti e sepsi che insorgono in pazienti non ospedalizzati. Questo successo non è da ascriversi a un migliore utilizzo di antibiotici sul territorio, ma all’implementazione della vaccinazione antipneumococcica, soprattutto a livello pediatrico, che ha portato alla riduzione o eliminazione di sierotipi di pneumococco resistenti alla penicillina.

Per gli esperti dell’Iss, “rimangono sempre problematici altri microrganismi multiresistenti, quali Pseudomonas aeruginosa e Acinetobacter Spp, che provocano infezioni soprattutto in pazienti critici come quelli ricoverati nei reparti di terapia intensiva. Questi microrganismi, già intrinsecamente resistenti a molti antibiotici, sono spesso resistenti anche ad antibiotici essenziali per la terapia”.

A questi microrganismi multiresistenti si sono aggiunti negli ultimi 2-3 anni gli enterococchi resistenti alla vancomicina o Vre. Hanno rappresentato un grosso problema clinico negli anni ’90 e all’inizio del 2000, poi messo sotto controllo. Oggi i Vre, rappresentati in Italia soprattutto dall’Enterococcus faecium, tornano a essere una minaccia. Basti pensare che fino al 2013 la percentuale di E. faecium resistente alla vancomicina nelle batteriemie era il 5%. Nel 2016 è schizzata al 13%.

Sul fronte europeo la resistenza non dà segni di declino, come evidenziato dal recente Report Ears-Net 2016, malgrado le iniziative politiche e istituzionali si moltiplichino, conclude l’Iss.

(Fonte: Adnkronos)

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