Emergenza immigrazione

Il medico-eroe di Lampedusa: “Di notte
ho gli incubi per le autopsie sui bimbi”

di oggisalute | 12 luglio 2017 | pubblicato in Attualità
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“La notte ho gli incubi, lo ammetto. Fa male, malissimo, fare le ispezioni cadaveriche, su frammenti ossei, soprattutto sui bambini. Ma è giusto farlo, perché attraverso le ispezioni si dà una dignità a queste persone”. È lo sfogo di Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa, autore con la giornalista Lidia Tilotta del libro ‘Lacrime di sale’ e tra i protagonisti del film ‘Fuocammare’ di Gianfranco Rosi. “Il primo approccio deve essere umano, non sanitario – dice Bartolo – Basta una carezza, un sorriso, un abbraccio, per loro cambia tanto. Gli facciamo capire che sono finalmente arrivati in un paese che non gli farà del male”.

“Usando i gommoni e non più i barconi – racconta Bartolo – gli scafisti hanno fatto bingo. Perché li stipano su questi canotti che spesso affondano mentre i barconi erano stabili, altro che carrette del mare come venivano definiti”. E parlando dei profughi arrivati a Lampedusa dice: “Li ho visitati tutti e non ho mai trovato malattie infettive o gravi, come spesso vogliono fare capire. Soffrono di ipotermia, disidratazione, molti muoiono. Alcuni di loro mi hanno raccontato di essere stati costretti a salire sui gommoni altrimenti gli sparavano”.

Mentre sono tante le donne che muoiono per le gravi ustioni riportate negli arti inferiori e nelle parti intime. “E’ una nuova patologia – precisa Bartolo – hanno ustioni chimiche devastanti. Molto donne muoiono, altre restano deturpate per tutta la vita, le donne pagano sempre di più”.

“Quando queste persone arrivano – racconta ancora il medico dei migranti – noi proviamo a farle sentire esseri umani, non facciamo niente di eroico. Sono una persona normale, un medico che ha fatto il suo lavoro”, ripete Bartolo.

E sull’Unione europea non è tenero: “La prima cosa da fare è non farli morire, perché mentre noi stiamo qui a discutere, là fuori c’è gente che muore. E noi che facciamo? Quello che sta succedendo è una mattanza, è un nuovo olocausto. E non abbiamo più l’alibi di dire che non lo sapevamo”.

“Lampedusa accoglie da oltre 25 anni – osserva il camice bianco – Io sono su quella banchina da più di 20 anni, sono il medico che ha fatto più ispezioni cadaveriche di persone, non numeri, ma esseri umani, persone come noi, persone che hanno avuto la sfortuna di nascere dall’altra parte e noi non abbiamo mai fatto trovare una porta chiusa”.

(Fonte: Adnkronos)

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