La decisione il 25 luglio

Caso Charlie, cresce l’attesa per la decisione dell’Alta Corte

di oggisalute | 17 luglio 2017 | pubblicato in Attualità
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Dovrebbe arrivare il 25 luglio la decisione del giudice dell’Alta Corte inglese, Nicholas Francis, sul destino di Charlie Gard. Secondo quanto ricostruisce la diretta Twitter del reporter Joshua Rozenberg, il pronunciamento di ‘Mr Justice’ verrà emesso dopo un meeting fra esperti – tra cui il medico Usa Michio Hirano – che si terrà lunedì 17 o martedì 18 luglio, secondo precise condizioni, al Great Ormond Street Hospital di Londra dove è ricoverato il bimbo di 11 mesi affetto da una grave malattia rara. Per l’udienza finale sono state individuate le date di lunedì e martedì 24 e 25 luglio, dopo una seduta ‘intermedia’ in programma venerdì 21.

Al meeting saranno presenti i medici del Gosh che seguono Charlie, ma anche la mamma Connie Yates. Lo presiederà una figura indipendente, una sorta di ‘arbitro’, a garanzia del corretto svolgimento dell’incontro. In particolare, dovrà decidere se e quando dare la parola alla madre del piccolo nell’ambito di un incontro che sarà di natura tecnica. Una delle possibilità vagliate oggi è che Charlie venga sottoposto, previa autorizzazione dei genitori, a una risonanza magnetica per la valutazione della circonferenza cranica (sulla quale ieri c’erano state accese discussioni), da effettuarsi prima del meeting fra gli esperti. Ma si è parlato anche di un eventuale elettroencefalogramma.

Il giudice, premettendo che accoglierà con favore ogni accordo fra le parti, ha inoltre puntualizzato che nessun trasferimento del piccolo potrà avvenire senza autorizzazione della Corte. Secondo il Great Ormond Street Hospital, Charlie “è cresciuto, ma la crescita non è stata accompagnata dalla salute”. Per l’ospedale, che rivela anche come di recente si sia cominciato a somministrare al piccolo una dose bassa di morfina orale, “ci sono segni di deterioramento”.

Intanto, il Great Ormond Street Hospital, pochi giorni fa, ha chiarito la posizione dei suoi medici.  “C’è disaccordo – ricostruisce la struttura rappresentata da Katie Gollop – nell’opinione riguardo ai rischi, benefici e l’etica di sottoporre Charlie” al trattamento sperimentale “dopo che il suo cervello è stato profondamente colpito dalla malattia”.

Ma la frattura fondamentale e “incolmabile” è “di principio”, sostiene l’ospedale: “I genitori credono di essere i soli ad avere il diritto di decidere quale trattamento Charlie debba o non debba fare e ritengono che il Gosh non avesse il diritto di rivolgersi alla Corte per una decisione indipendente e oggettiva”. Il Gosh, continua l’ospedale, “abbraccia e si ritiene legato a principi diversi. Un mondo dove solo i genitori parlano e decidono per i bambini, e dove i bambini non hanno un’identità separata o diritti e nessuna corte che li ascolti e protegga, è lontano dal mondo in cui il Gosh tratta i suoi piccoli pazienti”.

L’ospedale, si legge ancora nello statement, crede profondamente che “ogni paziente sia di se stesso, una persona unica e speciale”, e che questo implichi un “dovere di cura a ciascuno di essi”. La missione è “il bambino prima e sempre”.

Charlie, proseguono dalla struttura, “non può scegliere per sé. Per tutto questo tempo ha dovuto sopportare un respiratore, il che significa che l’aria viene forzatamente ventilata nei suoi polmoni perché non può usare i suoi muscoli per respirare. Non ha avuto qualità di vita”, ripetono, sottolineando ancora una volta che la malattia “lo ha privato dei suoi sensi” e dopo molti mesi di encefalopatia il bimbo sarebbe “senza alcuna consapevolezza”.

(Fonte: Adnkronos)

 

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