Coldiretti e Federalimentare

“Falsi alimenti made in Italy in mostra”,
la denuncia delle associazioni

di oggisalute | 22 maggio 2017 | pubblicato in Attualità
falsi_2

‘Salama Napoli’, ‘Salama Milano’, ‘Parmesan Salami’, mozzarella grattugiata, continue allusioni di italianità per prodotti che nulla hanno a che spartire con il made in Italy, sono state in bella mostra (a ‘Tuttofood’ ndr) per giorni a Milano all’esposizione che doveva raccontare la grandezza alimentare nazionale magnificata pochi metri più in là addirittura dall’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Così Federalimentare e Coldiretti denunciano insieme la gravità della presenza di prodotti di scarsa qualità e basso prezzo, smascherati da un servizio di ‘Striscia la notizia’.

“Un inaccettabile atto di autolesionismo a danno della filiera agroalimentare nazionale con la promozione di prodotti che – avvertono le associazioni – non solo rubano mercato e posti di lavoro a tutta la filiera agroalimentare italiana, ma ingannano i consumatori di tutto il mondo, con un giro di affari illegittimi pari a 3 volte il vero export alimentare italiano”.

“Occorre fare sistema per difendere con la trasparenza dell’informazione, dalle etichette alle fiere un patrimonio nazionale dell’Italia sotto attacco dell’agropirateria internazionale che toglie al vero made in Italy alimentare ogni anno 60 miliardi di euro e 300 mila posti di lavoro”, afferma il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo. “Operatori economici e Istituzioni devono sostenere insieme il vero made in Italy, dentro e fuori i confini nazionali, per contrastare la delocalizzazione e i suoi pesanti effetti sull’economia e sul lavoro”, esorta Moncalvo.

“È surreale e incomprensibile” – secondo il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia – che si invitino espositori non italiani che non solo sono tra i nostri principali concorrenti sul mercato mondiale con l’Italian sounding, ma che minano ogni giorno la reputazione dell’industria alimentare, solo per vendere qualche spazio in più. I conti economici delle fiere non possono vincere sulle priorità del sistema – prosegue Scordamaglia – In passato, come federazione e come Paese, abbiamo concluso accordi con importanti fiere mondiali come quella di Colonia o con giganti dell’e-commerce come http://Alibaba.com, per avere garanzie di contrasto alla vendita dell’Italian sounding, e oggi vanifichiamo gli sforzi incentivandone la diffusione o addirittura promuovendo i brand verso i buyer arrivati da tutto il mondo per la food week di Milano”.

(Fonte: Adnkronos)

Lascia un commento

Protezione anti-spam *