La ricerca della Duke University

Dna come “palla vetro”: si può
prevedere successo, ma non felicità

di oggisalute | 13 giugno 2016 | pubblicato in Attualità
dna_separazione_fg_3-1-2548818020_3-1-3030190886

Il successo nella vita? Può essere previsto ‘leggendo’ come una palla di vetro il Dna. Migliaia di variazioni genetiche che, messe insieme, possono ricostruire l’identikit di chi avrà successo, sia se proviene da una famiglia ricca o da una povera, ma che non possono prevedere se la persona sarà felice o godrà di piena salute. E’ quanto ha stabilito uno studio della Duke University americanna, pubblicato su ‘Psychological Science’. “Quando i bambini non riescono bene a scuola – affermano i ricercatori – diamo spesso la colpa agli insegnanti o alla scarsa capacità di apprendere del piccolo, invece i geni potrebbero dirci che quel bambino ha bisogno di più tempo”.

La ricerca ha analizzato i profili genetici di 126 mila persone e li ha messi a confronto con i livelli di istruzione raggiunti da ognuno. Gli scienziati hanno così scovato migliaia di varianti genetiche che individualmente erano poco significative, ma insieme offrivano uno strumento per calcolare un ‘punteggio poligenico’. Questo numero, precisano gli studiosi, rappresenta però solo il 2% della variazione rispetto al livello di istruzione. Lo studio ha stabilito che le persone con un punteggio poligenico più alto avevano più probabilità di avere successo, indipendentemente dalla provenienza sociale della famiglia. Ma lo stesso dato non può essere collegato con una buona salute o una generale soddisfazione nella vita.

I ricercatori hanno avuto a disposizione anche i dati completi di 918 neozelandesi, ora quarantenni, che sono stati monitorati fin dalla nascita da ogni punto di vista: dal momento in cui hanno iniziato a parlare ai primi colloqui di lavoro. Anche da questo database gli scienziati hanno ricavato risposte simili al primo gruppo studiato: chi è risultato avere punteggi poligenici più alti ha raggiunto traguardi importanti nella formazione e nel lavoro.

“Questo tipo di punteggio – spiega Daniel Belsky – può spiegare solo per pochi punti percentuali le variazioni tra gli individui. Ci sono poi altri fattori che vengono a influenzare la vita di una persona. Ma se ci sono dei modi per migliorare le probabilità di successo per un’intera popolazione, anche di una piccolissima percentuale, sfruttarli potrebbe essere un passo davvero importante e di grande impatto”.

Sulla possibilità di utilizzare anche sugli embrioni il punteggio poligenico, selezionando i migliori, Belsky non è favorevole: “Molti geni sono coinvolti e ancora non sappiamo tutti i loro effetti sullo sviluppo della persona”.

(Fonte: Adnkronos)

Lascia un commento

Protezione anti-spam *