Al centro della protesta il nodo dell'accordo collettivo

Il 19 maggio studi di pediatri
e medici chiusi per sciopero

di oggisalute | 29 aprile 2015 | pubblicato in Attualità
medici in sciopero

I pediatri italiani incrociano le braccia. La Cipe (Confederazione Italiana Pediatri) ha deciso di aderire allo sciopero già proclamato anche dai medici della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) del 19 maggio. La decisione è arrivata dopo l’incontro del 23 aprile con la Sisac (l’agenzia per la contrattazione), per riavviare le trattative per il rinnovo dell’Accordo collettivo nazionale (Acn) per la Pediatria di Famiglia.

“Le trattative risultano sospese da circa 6 mesi, – fanno sapere i sindacati – nonostante in data 4 marzo sia stato condiviso tra le organizzazioni sindacali rappresentative della pediatria di famiglia, della medicina convenzionata e il presidente del Comitato di settore regioni-sanità, un documento politico con l’obiettivo esplicito di far ripartire rapidamente le trattative per il rinnovo convenzionale con garanzia del mantenimento degli attuali livelli retributivi”.

“Tale documento – proseguono i sindacati – è stato successivamente smentito e disatteso con un atto di indirizzo, emanato dalle regioni stesse che non teneva minimamente conto di quanto stipulato con le stesse regioni nella trattativa del 4 marzo. Poiché il 23 aprile nell’incontro preliminare, la Sisac ha ribadito che non terrà conto dell’accordo del 4 marzo, ma solo dell’atto di indirizzo emanato dalle regioni, in difformità dell’accordo sottoscritto il 4  marzo, ci vediamo costretti a proclamare lo sciopero nazionale dei pediatri di famiglia per il 19 maggio”.

“Lo sciopero, – si legge in una nota – nel rispetto della normativa vigente, sarà così articolato: chiusura di tutti gli studi in data 19 maggio 2015. Dalle ore 8,00 alle ore 20,00. I pediatri di famiglia garantiranno, quali prestazioni indispensabili, come previsto dalla normativa vigente: a) visite domiciliari ritenute urgenti; b) visite in assistenza programmata a pazienti terminali; c) prestazioni di assistenza domiciliare integrata (Adi); d) nonché le ulteriori prestazioni definite nell’ambito degli accordi regionali. Si procederà ad oltranza con altre forme significative di lotta in difesa dei nostri diritti e della nostra professionalità”.

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