È ricoverato all'ospedale Spallanzani di Roma

Ebola, medico italiano contagiato
dal virus in Sierra Leone

di oggisalute | 25 novembre 2014 | pubblicato in Attualità
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Accertato il primo caso italiano di contagio dal virus Ebola. Si tratta di un medico cinquantenne originario di Catania che ha contratto il virus durante la sua prima missione con Emergency in Sierra Leone. Adesso il paziente è rientrato in Italia e si trova ricoverato allo Spallanzani di Roma.

Sposato e padre di due figlie, è uno specialista in infettivologia e dirigente presso l’azienda ospedaliera Umberto I di Enna, dove vive con la famiglia. Nel mese di settembre aveva richiesto alla direzione dell’Asp di Enna l’aspettativa per potere prestare la sua opera con Emergency. Prima di lavorare in Sierra Leone, aveva per un periodo prestato la sua opera in un ospedale nel Kurdistan.

“Il paziente è stato monitorizzato durante tutto il trasporto, senza alcuna criticità – avvertono i medici dello Spallanzani nel corso della conferenza stampa in occasione del primo bollettino medico – . Al momento della presa in carica le condizioni permanevano stabili. Non vi è nulla di rilevante. Da giovedì 20 novembre ha avuto un unico episodio di vomito e diarrea senza presenza di sangue. Domenica 23 ha accusato febbre fino a 38 e mezzo, che è regredita dopo antipiretici. Oggi era vigile, collaborante e autonomo. Ha accusato febbre associata a brivido. Non presenta segni di disidratazione. Ha iniziato un trattamento antivirale specifico con un farmaco che non è registrato in Italia, ed è stato autorizzato dall’Agenzia italiana del farmaco e del ministero della Salute”.

Il paziente è atterrato alle 6 all’aeroporto di Pratica di Mare con un aereo dell’aereonautica militare. Intorno alle 8 è arrivato allo Spallanzani.

“La gestione del trasporto – si legge nel bollettino –  è stata effettuata secondo i protocolli previsti. Il paziente è stato monitorizzato durante tutto il trasporto aereo durato 6 ore, senza nessuna criticità. Alla partenza dalla Sierra Leone il paziente presentava condizioni di stabilità clinica”.

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