Una "seconda madre" contro le malattie rare

Un bambino, tre genitori. In Gran Bretagna presto potrebbe essere possibile

di oggisalute | 3 marzo 2014 | pubblicato in Malattie rare,Ricerca
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Questi inglesi sono sempre più avanti, non c’è che dire! Beh, scherzi a parte, sembra proprio che il divieto di sperimentare questa innovativa tecnica di ingegneria genetica potrebbe essere abolito nello Stato oltre Manica e la Gran Bretagna potrebbe così diventare il primo Paese al mondo ad avere bambini con tre genitori genetici. Non si tratta di certo di un modo per venire incontro alle famiglie poligame né un’apertura arbitraria ai capricci dell’ingegneria genetica, la tecnica verrebbe attuata esclusivamente per evitare il rischio di trasmissioni di malattie genetiche incurabili, come la distrofia muscolare e le patologie mitocondriali, che colpiscono un soggetto su 6.000 e non trovano cura né sollievo dalla ricerca.

Gli scienziati britannici promettono di potere utilizzare il patrimonio genetico di tre persone: la coppia e una “seconda madre“, ovvero la donna donatrice. Il dna prelevato da quest’ultima sarebbe minimo, giusto il necessario per evitare la trasmissione dei geni a rischio. In breve si analizza il materiale genetico delle coppie a rischio e si interviene prima ancora che l’embrione si formi. Qualora esistano mitocondri difettosi nel dna dei genitori naturali, verranno rimpiazzati (i mitocondri, non certo i genitori!) da quelli di una donatrice terza. Niente paura, dunque, la questione non dovrebbe sollevare dubbi etici, non più di una comune donazione di un organo.

Se la scienza ha accolto mediamente con un certo entusiasmo questa apertura, non mancano voci contrarie, come del resto era abbastanza prevedibile. Anche all’interno del mondo scientifico, tuttavia, sono stati sollevati dubbi, in particolare sui tempi di attuazione, visto che il governo sta lavorando per legalizzare questa pratica in tempi rapidi. Come ha infatti sottolineato David King, direttore del gruppo Human genetics alert, ”la tecnica non ha superato gli adeguati test di sicurezza, quindi non è necessario ed è prematuro procedere a grande velocità con l’azione legislativa”.

In realtà l’iter è stato comunque accurato e relativamente lungo. Prima è stato valutato dagli scienziati, poi dall’organismo britannico di bioetica, quindi, superate positivamente queste due prime fasi, la parola è stata data ai cittadini, con un referendum, da cui è uscito il terzo via libera alla sperimentazione, che quindi potrà partire a breve senza ostacoli formali.

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