Malattie rare

Sindrome di Hunter, una ricerca punta il dito sui geni “clock”

di oggisalute | 18 novembre 2013 | pubblicato in Attualità,Malattie rare,Ricerca
scarpa-mazzoccoli

Buone notizie per chi è affetto dalla sindrome di Hunter, una malattia metabolica rara di tipo ereditario, che può causare anomalie alle ossa, alle articolazioni, dimorfismi facciali, difetti cardiaci e respiratori, iperattività, alterazioni del comportamento e talvolta difficoltà di apprendimento.

Una ricerca del dipartimento di Scienze mediche dell’istituto Casa sollievo della sofferenza, coordinata da Gianluigi Mazzoccoli, medico-ricercatore, e Maurizio Scarpa, responsabile coordinamento malattie rare (entrambi presenti in foto), ha compreso che alla base della sindrome vi sarebbe un’alterazione del ritmo che regola le funzioni biologiche cicliche dell’organismo, il cosiddetto ritmo circadiano. Secondo quanto riportato su Bmc medical genomics, sarebbe tutta colpa dei geni “clock”, che controllano appunto i ritmi circadiani.

L’espressione di questi geni è infatti deregolata nei pazienti dall’accumulo tossico di sostanze che, a causa della malattia, non possono essere smaltite. I geni clock sono espressi in maniera anomala e questo porta le cellule a perdere il ritmo che regola la proliferazione, la riparazione dei danni al dna, la risposta infiammatoria e i processi legati all’invecchiamento. Ed è proprio per questo che l’orologio circadiano non riesce più a gestire il corretto ritmo sonno-veglia, e infatti i bambini affetti da questa rarissima patologia (1 neonato su 100mila) soffrono di iperattività e alterazioni del comportamento, un problema che di solito viene contrastato tramite la somministrazione di melatonina, principale regolatore dei ritmi del sonno.

“Questa scoperta – spiegano i due ricercatori – è importante per almeno due motivi. Il primo è che l’espressione scorretta dei geni clock è un indicatore di malattia e ci permette di capire che la sindrome di Hunter è una patologia molto più complessa di quello che sembra. Il secondo è legato alle possibilità terapeutiche: abbiamo scoperto che in seguito alla somministrazione della terapia enzimatica sostitutiva (Ert) l’espressione dei geni clock e dei geni da essi controllati tende a migliorare, anche se temporaneamente, in relazione alla durata di azione dell’enzima. Anche se per ora abbiamo testato questa dinamica unicamente a livello cellulare, molto si sta facendo per offrire ai paziente una terapia che possa agire anche a livello tissutale, ed in particolare a livello cerebrale, andando a riequilibrare l’espressione genica. La sperimentazione sulla Ert con infusione tramite catetere è oggi in corso, quindi si spera che presto i paziente potranno beneficiarne”.

Inoltre, la correlazione quantitativa tra il malfunzionamento dei geni controllati dall’orologio biologico e l’accumulo lisosomiale sembra essere presente anche in altre patologie metaboliche, come nelle due forme di Niemann-Pick A e B, per le quali però si attendono ancora conferme scientifiche. Per comprendere tutte le prospettive terapeutiche della scoperta bisogna pensare ad uno studio più ampio e approfondito.

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