Ocps: "C'è un problema di cultura della salute"

Sanità pubblica e privata
Un’Italia divisa in due

di oggisalute | 1 ottobre 2013 | pubblicato in Attualità
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La salute dovrebbe essere un diritto per tutti a prescindere dal reddito, ma così non è. Il Paese sembra diviso a metà: un nord con una sanità pubblica efficiente e una spesa sanitaria privata piuttosto elevata a fronte di un meridione con i dati esattamente invertiti. Questa è l’Italia che emerge dal rapporto presentato venerdì a Palermo, all’ospedale La Maddalena, dall’Osservatorio sui consumi privati in sanità della Bocconi e l’Associazione italiana ospedalità privata, in occasione del convegno “Consumi pubblici e consumi privati nel futuro della sanità“. Per quanto riguarda la Sicilia, il rapporto Ocps la situa in fondo alla lista della spesa sanitaria privata, al penultimo posto, ‘superata’ solo dalla Campania.

I dati mettono in discussione l’idea dominante e semplicistica secondo cui i consumi privati in sanità servano a compensare le carenze dei sistemi pubblici, perché proprio dove questi sono più efficienti le famiglie investono di più per la propria salute”, afferma Mario Del Vecchio, direttore dell’Ocps e del Master Bocconi in Management per la sanità. In effetti quanto emerge è una correlazione diretta tra spesa privata e qualità della sanità pubblica. È confermata, invece, l’ipotesi secondo cui la spesa sanitaria si comporti come un bene di lusso, essendo legata prevalentemente al reddito familiare. In particolare, nel 2011, in Sicilia, si sono spesi 289 euro pro capite, contro i 707 e i 666 rispettivamente di Trentino Alto Adige e Veneto e una media nazionale di 463.

Le famiglie della nostra regione scontano oggi le conseguenze di una economia più debole di altre regioni e più fragile che in passato”, dichiara Barbara Cittadini, presidente Aiop Sicilia. “Oltre a un vincolo di bilancio familiare, però – aggiunge Del Vecchio – c’è anche un problema culturale: dove la sanità pubblica è tradizionalmente più efficace, c’è anche una cultura della salute più diffusa e una conseguente propensione a investire per la propria”. Questo spiegherebbe dunque la correlazione. Vittorio Virgilio, commissario dell’Asp di Caltanissetta, ha puntato il dito, piuttosto, sul meccanismo siciliano di finanziamento pubblico del sistema privato convenzionato, legato al numero dei posti letto e non alla qualità delle prestazioni offerte, come avviene invece in altre regioni: “Solo cambiando il sistema di finanziamento – ha detto – si può migliorare il servizio in termini sia di qualità che di costi”.

Analizzando nel dettaglio la spesa sanitaria privata ci si accorge poi di un altro dato interessante, che oltre la metà di questa è destinata all’acquisto di beni, in primo luogo medicinali, e solo la restante parte ai servizi, quali visite e prestazioni diagnostiche. Guardando, infine, alla spesa sanitaria pubblica di questi ultimi anni notiamo che anch’essa è legata all’andamento del Pil, e in tempi di crisi economica è quindi legittimo interrogarsi, come promette il titolo del convegno, su quale futuro attenda la sanità. “Non dobbiamo vedere pubblico e privato come due sistemi in antagonismo ma in un’ottica integrativa, in cui il paziente sia al centro”, afferma il presidente della Maddalena Guido Filosto. Gli fanno eco Del Vecchio, Cittadini e Domenico Musumeci, presidente Aiop Giovani, concordi sul fatto che di fronte a una progressiva contrazione del Pil e dunque degli investimenti sanitari pubblici e privati, bisogna sempre più ottimizzare le risorse a disposizione, ricercando sinergie, affermando nuovi modelli di business e formando figure manageriali all’altezza delle nuove sfide e dei nuovi bisogni, sia nel pubblico che nel privato.

Per maggiori informazioni è possibile scaricare qui la sintesi del rapporto Ocps 2013.

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