IX Giornata mondiale contro l'ictus cerebrale, le iniziative

Ictus, una vittima ogni sei secondi
Ricerca, arriva il guanto elettronico

di oggisalute | 29 ottobre 2013 | pubblicato in Attualità,Cure e terapie,Prevenzione,Ricerca
script

Informare, sensibilizzare, prevenire. Questo in tre parole il senso della Giornata contro l’ictus cerebrale, giunta quest’anno alla sua nona edizione. Nonostante siano importanti le novità in campo scientifico, oggi l’ictus fa sempre più paura, perché colpisce sempre più giovani: secondo la rivista “The Lancet” sono 83 mila i casi under 20. Un dato allarmante.

La Giornata contro l’ictus è celebrata nel nostro paese da Alice Italia onlus, l’associazione per la lotta all’ictus cerebrale, che denuncia: ogni anno in Italia sono circa 200 mila le persone colpite dall’ictus, che risulta la seconda causa di morte nel mondo dopo l’infarto, la prima causa di invalidità e la seconda di demenza con perdita di autosufficienza. Ogni sei secondi, nel mondo, una persona ne viene colpita.

La mortalità, dopo un ictus ischemico, è del 20 percento a 30 giorni e del 30 percento a un anno arrivando, addirittura, al 50 percento nei casi più gravi di ictus emorragico. L’incidenza media nella popolazione (età 65-84 anni) è del 6,5 percento, con percentuali leggermente più alte negli uomini (7,4 percento) e di poco inferiori nelle donne (5,9%). Dal 1990 a oggi, invece, nella fascia compresa tra i 20 e i 64 anni, il numero di ictus nel mondo è cresciuto del 25 percento, con un peso specifico sul numero complessivo di casi del 31 percento (nel 1990 era del 25 percento). Entro il 2030 si è stimato che il tasso complessivo di disabilità, malattia e morte dovuta all’ictus arriverà a essere raddoppiato.

In occasione della nona edizione, Alice Italia annuncia le novità sul piano della ricerca, lanciando “Script” (Supervised care and rehabilitation involving personal tele-robotics), un guanto robotizzato per la riabilitazione a distanza degli arti superiori. Il guanto si integra con una sorta di videogioco con cui il paziente dovrà interagire, facendo lavorare mano, polso, gomito e spalla, o in maniera isolata o coordinata. Le sedute potranno avvenire a casa propria, senza limiti di orari, attese di prenotazioni e quant’altro. Ciò nonostante il paziente non sarà solo, ma potrà essere seguito dai medici attraverso il web, che assegnano esercizi progressivamente più impegnativi verificandone via via i risultati.

Il guanto è in sperimentazione già da sei mesi al San Raffaele Pisana, in nove hanno già terminato la riabilitazione: “Le valutazioni positive sul recupero della funzione della mano di questi soggetti ci danno un grande input per la sperimentazione su larga scala del guanto robotico”, afferma Patrizio Sale, medico e ricercatore dell’istituto e responsabile clinico del progetto.

L’aspetto ludico del videogioco pare facilitarne la riabilitazione: “La letteratura scientifica internazionale – aggiunge Sale – ha evidenziato come l’uso di giochi e di esercizi divertenti porti a risultati più soddisfacenti in termini di recupero funzionale dei soggetti colpiti da ictus”. Altri partner del progetto internazionale sono il Roessingh research and development in Olanda e l’università di Sheffield del Regno Unito, in collaborazione con Alice Italia.

Anche la neuroradiologia interventista ha fatto grossi passi avanti in questi anni. Ci sono nuove tecniche per la rimozione dei coaguli e il ripristino del flusso sanguigno all’interno dell’arteria. “Gli ultimi studi pubblicati – spiega Domenico Inzitari, docente in Neurologia al dipartimento di Scienze neurologiche e psichiatriche dell’università di Firenze – hanno dimostrato una capacità di riapertura dell’arteria occlusa in più dell’80 percento dei casi, anche se a questa elevata percentuale di successo non corrisponde sempre un buon risultato clinico (che si attesta tra il 50 e il 60 per cento). Questa discrepanza è legata principalmente al fattore tempo: più precocemente avviene la riapertura del vaso sanguigno (entro le sei ore dall’insorgenza dei sintomi), più alta è la probabilità di ottenere anche un buon risultato clinico”.

Non solo l’intervento deve dunque essere tempestivo, ma innanzitutto la diagnosi. Gli ospedali dovrebbero essere dotati di unità di emergenza ictus dedicate, le Stroke Unit, per intervenire nel più breve tempo possibile. Ciò consentirebbe a circa un terzo dei soggetti colpiti di guarire completamente, mentre un’altra metà potrebbe riacquisire buone condizioni funzionali. “Purtroppo le Stroke Unit nel nostro paese non sono ancora diffuse in maniera capillare – afferma Paolo Binelli, presidente Alice Italia – Su un totale stimato di oltre 350, ne risultano operative meno di 160, concentrate principalmente nel Nord Italia: nel Meridione si muore più di ictus cerebrale che di infarto del miocardio proprio perché le Unità di emergenza ictus sono quasi assenti”.

Uno degli ospedali del Sud in cui è attiva da anni la Stroke Unit è il Civico di Palermo, che oggi si unisce all’iniziativa, insieme ad altri ospedali italiani, fornendo visite ambulatoriali gratuite e dando informazioni a tutti i cittadini.

Non basta dunque agire sulle cure ma serve innanzitutto lavorare sul campo della prevenzione, che si può sintetizzare in due parole: corretta informazione e diagnosi tempestiva. Oltre tremila farmacie italiane eseguiranno quest’oggi screening gratuiti della pressione e della fibrillazione atriale.

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