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Scoperto nuovo gene: aumenta il rischio di malattia coronarica

di oggisalute | 28 settembre 2013 | pubblicato in Attualità,Prevenzione,Ricerca
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‘Glul’ è il nuovo gene che gioca un ruolo significativo nell’aumentare il rischio di malattia coronarica. A scoprirlo i ricercatori dell’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Fg). La notizia è stata pubblicata sul ‘Journal of American Medical Association’.

L’esatto meccanismo tramite cui Glul modula il rischio cardiovascolare non è ancora noto, ma diversi dati riportati nello studio suggeriscono che il suo effetto sia mediato dal ruolo svolto sul metabolismo dall’acido glutammico e dalla glutammina, due amminoacidi che a loro volta controllano diverse funzioni delle cellule, compresa la loro stessa sopravvivenza e sono coinvolti nella regolazione del metabolismo degli zuccheri e nell’azione dell’insulina.

Glul aumenta il rischio di malattia coronarica specificamente nei diabetici, il cui numero sta aumentando progressivamente, e per i quali l’infarto rappresenta la prima causa di morte, senza avere invece effetti significativi nei non diabetici.

Il risultato ottenuto, che apre prospettive nel campo della predizione e cura di questa terribile complicanza della malattia diabetica, potrebbe quindi avere ricadute pratiche per un gran numero di pazienti caratterizzati da alto rischio cardiovascolare.

Lo studio ha coinvolto 5 centri di ricerca italiani in collaborazione con due centri della Harvard Medical School di Boston.

Per l’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo ha partecipato la dottoressa Sabrina Prudente, responsabile del Gruppo di ricerca sul Diabete presso l’Istituto Casa Sollievo-Mendel di Roma – che ha curato la parte sperimentale riguardante i livelli di espressione genetica e la loro correlazione con i diversi genotipi della variante di suscettibilità e il professor Vincenzo Trischitta, responsabile Laboratorio di Ricerca di Diabetologia ed Endocrinologia che, oltre ad aver fornito parte delle casistiche studiate, coordina da anni la collaborazione che caratterizza alcuni dei centri italiani che hanno partecipato allo studio.

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