Cancro alle ovaie
Una nuova terapia allontanerebbe il rischio recidive

di oggisalute | 24 settembre 2013 | pubblicato in Attualità,Ricerca
cancro alle ovaie

Sono circa 4.900 le italiane che ogni anno scoprono di avere un tumore ovarico e nel 70 per cento dei casi la malattia è già in uno stadio avanzato.

Tra i tumori ginecologici il carcinoma ovarico registra la più elevata mortalità: si stima che ogni anno nel mondo venga diagnosticato a 220.000 donne, con circa 140.000 decessi.

Una buona notizia, però, è rappresentata dalla nuova “arma terapeutica” contro questa forma particolarmente aggressiva di tumore ginecologico. Presto, infatti, sarà disponibile anche nel nostro Paese il Bevacizumab, il primo farmaco biologico approvato in Europa per il trattamento delle donne affette da tumore ovarico in stadio avanzato non pretrattate.

Afferma Sandro Pignata, direttore UOC Oncologia Medica, Dipartimento Uro-Ginecologico, Istituto Tumori di Napoli: “Fino a oggi il trattamento di questo tumore ginecologico particolarmente aggressivo è stato limitato a chirurgia e chemioterapia e, a differenza della maggior parte degli altri tipi di tumore, non era disponibile alcun farmaco biologico per il trattamento del tumore ovarico.

Purtroppo la diagnosi precoce continua a rappresentare un vero e proprio ostacolo, perchè il tumore spesso non dà sintomi evidenti fino alle fasi avanzate.

L’età media di comparsa del tumore ovarico è intorno ai 60 anni e circa il 5-10 per cento dei casi hanno un andamento ereditario, legato alle mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2.

Nonostante l’efficacia della chemioterapia, il tumore si ripresenta in circa il 70 – 80 per cento dei casi nei primi due anni”.

La nuova terapia contrasta la recidiva e prolunga la sopravvivenza senza progressione di malattia.

Bevacizumab è un anticorpo che lega e blocca in modo specifico la proteina VEGF (fattore di crescita endoteliale vascolare) che ha un ruolo chiave nell’angiogenesi, cioè il processo di sviluppo dei vasi sanguigni di cui il tumore ha bisogno per proliferare e diffondersi in altre regioni del corpo.

Si tratta –dichiara Maurizio de Cicco, A.D. Roche– della quinta forma di tumore, dopo colon-retto, mammella, polmone e rene, per cui bevacizumab, capostipite dei farmaci antiangiogenesi, ottiene l’approvazione in Europa. A livello mondiale, 1milione e 400mila pazienti sono stati trattati con bevacizumab, con oltre 1.500 trial clinici in 71 forme diverse di tumore. Questa nuova indicazione conferma le potenzialità di un farmaco di cui non si arresta lo sviluppo clinico e che sta registrando importanti risultati anche in un’altra patologia ginecologica oncologica”.

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