I siciliani “donano” consapevolmente

di oggisalute | 18 marzo 2013 | pubblicato in Attualità,Prevenzione
Vito Sparacino CRT

Palermo – La media nazionale di donatori di organi è, ormai stabilmente da anni, di circa 21 donatori per milione di abitanti. In Sicilia, invece, questo dato cresce di anno in anno. Nel 2012, ad esempio, i donatori d’organo sono stati ben 93 ovvero il maggior numero di donazioni mai registrato in Sicilia. Risultati positivi da ascriversi- secondo Vito Sparacino, coordinatore del Centro Regionale Trapianti – prima di tutto “alla generosità dei familiari dei donatori e, in secondo luogo, all’impegno di centinaia di operatori degli ospedali siciliani, primi fra tutti i rianimatori e i coordinatori locali per i trapianti che, con dedizione e generosità, lontano dalla luce dei riflettori, lavorano sodo. E – aggiunge – un contributo piccolo ma non secondario a questo risultato lo hanno dato i collaboratori del Centro Regionale Trapianti che si sono spesi in ogni modo e in ogni momento perché tutto il processo di procurement si svolgesse nel più breve tempo possibile e senza intoppi”.

Proviamo a spiegare l’importanza di un trapianto.
“Partiamo da un dato: più della metà dei decessi registrati dall’OMS nel 2009 sono legati a malattie che noi definiamo come insufficienze terminali di organo.Cosa vuol dire? Che più della metà della popolazione mondiale si ammala di malattie croniche del fegato, del rene, del cuore, del pancreas, del polmone, il cui esito finale di queste malattie croniche è l’insufficienza terminale cioè completa di questi organi. Alcuni di questi, se non vengono sostituiti, implicano la morte delle persone”.

Il trapianto darebbe, quindi, una qualità di vita sicuramente migliore.
“Si. E avremo sempre più necessità di organi da sostituire, di organi da trapiantare. Quello che è accaduto, che in termini tecnici va sotto il nome di transizione epidemiologica, è che prima si moriva per epidemie, per carestie, per malattie infettive e acute, oggi si muore per malattie croniche. Abbiamo sempre più bisogno di fare trapianti, per assicurare la sopravvivenza di queste persone le cui malattie anziché essere acute e quindi portare acutamente a morte sono croniche e quindi determinano una lentezza dell’evoluzione”.

Con tutte le conseguenze negative per gli ammalati e con costi altissimi per la società.
“Assolutamente si. Da questo nasce, infatti, l’esigenza di avere organi da trapiantare, che possono venire da donatori viventi o deceduti. Naturalmente gli organi da trapiantare da donatori viventi sono quelli che non pregiudicano la sopravvivenza di chi dona. Ogni anno muoiono in condizioni idonee, che consentirebbero di fare il prelievo degli organi, circa 80 persone per milione di abitanti”.

Cosa vuol dire condizioni idonee?
“Il donatore di organi è un individuo che muore in un ospedale per effetto di lesioni gravissime dell’encefalo e che muore in un luogo dove è possibile (per un periodo di tempo molto breve) mantenere vitali questi organi. In altre parole, dopo che avviene la morte c’è un rapido processo di dissoluzione, di degenerazione di tutti gli organi che non consente a chiunque muoia di donare gli organi. Questo arco di tempo va dalle 6, 12 o al massimo 24 ore. Dopo non è più possibile il prelievo “.

E dunque?
“Il problema è che questi soggetti dovrebbero essere rapidamente individuati e proposti per la donazione degli organi, nel senso che serve ancora il consenso dei familiari (almeno in Italia) per poter accedere al prelievo degli organi. Un processo che richiede l’identificazione, il mantenimento, la proposta di donazione e l’intervento di prelievo e che tutto questo processo, che per la nostra legge deve durare almeno 6 ore, si deve svolgere in un arco di tempo non superiore a 24 ore. Un sistema che coinvolge una serie di competenze e di ruoli professionali: anestesisti rianimatori , radiologi, infettivologi, cardiolgi, chirurghi e infermieri che spesso vengono da altre strutture ospedaliere e che devono convergere dove è avvenuto il decesso”.

Questa rete da chi è coordinata?
“Da noi, ovvero dal Centro Regionale Trapianti. Questo è il nostro ruolo. Appena arriva “l’allarme”, cioè la segnalazione del potenziale donatore dobbiamo assicurare che tutto il processo si svolga bene e rapidamente. Questo lavoro si chiama coordinamento. Noi siamo il centro, l’istituzione che coordina tutte le operazioni che dalla morte di un individuo portano al trapianto di un altro individuo. Oltre a questo ruolo di coordinamento delle operazioni di prelievo abbiamo anche il compito di gestire le liste d’attesa. Questi organi che vengono prelevati sono un bene prezioso, inestimabile che non si può comprare. Ed è chiaro che ci debbano essere dei metodi di assegnazione che devono essere trasparenti, predeterminati e devono essere condivisi. Registriamo tutta la documentazione che va conservata e trasmessa alle autorità competenti che sono il Tribunale e il Centro Nazionale Trapianti che, naturalmente, sovrintendono a questo sistema a livello nazionale mentre noi lo svolgiamo a livello regionale”.

La legge del 1° aprile 1999 “disposizioni in materia di prelievi e di trapianti di organi e di tessuti” ha introdotto il principio del silenzio assenso informato, ovvero, l’accettazione a donare gli organi in mancanza di una dichiarata opposizione. Ma non è mai stato fatto un decreto attuativo per questo articolo.
“Questa è un’ottima legge. Questo articolo, che permetterebbe di avere tanti organi, non è stato applicato per un motivo molto semplice,la manifestazione di volontà deve essere notificata ai cittadini con un atto consegnato direttamente nelle mani della persona. Tutto questo avrebbe un costo notevole ed è naturalmente per questo che le Asp non lo hanno mai avviato. Il CRT, da alcuni anni, sta lavorando attraverso una serie di accordi con i Comuni andando negli uffici anagrafe e insegnando agli ufficiali a raccogliere le manifestazioni di volontà e registrandole. La Sicilia è, per numero di dichiarazioni di volontà sottoscritte, la prima regione in Italia ed abbiamo una percentuale di donatori – cioè di persone che hanno sottoscritto il sì- che è più del 90 per cento. Ci stiamo impegnando moltissimo in questa attività di raccolta e speriamo di crescere ulteriormente. Un plauso va anche al vasto mondo delle associazioni di volontariato che con la loro credibilità e con la loro costante e capillare azione di diffusione della cultura della donazione hanno consentito di abbattere il tasso di opposizione alla donazione”.

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