Molti la vivono in solitudine e non ne parlano col medico

Depressione: malattia di cui non parlare

di oggisalute | 9 ottobre 2012 | pubblicato in Attualità
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La depressione, nel 2012, è in Italia ancora una malattia di cui avere paura o vergognarsi: 1,5 milioni di italiani ne soffre, ma 4 su 5 la vivono in solitudine e non ne parlano nemmeno col medico di famiglia; uno su tre ha pregiudizi e false credenze, la ritiene una malattia pericolosa o che si potrebbe risolvere ”con un po’ di volontà”. Sono i dati di una indagine dell’Asl 2 di Torino realizzata in collaborazione con la Doxa, presentata a Milano in occasione del 46/o Congresso nazionale della Società Italiana di Psichiatria (Sip).

”Purtroppo la depressione – spiega il presidente Sip, Eugenio Aguglia – è ancora oggi uno spauracchio, un buco nero da cui non si esce e la gente pensa che meno se ne parla meglio e”’. I dati dell’indagine – su un campione rappresentativo della realtà italiana – lo confermano: la maggioranza degli italiani, ad esempio, consiglierebbe a una persona depressa di rivolgersi a uno psicologo o al medico di famiglia, solo uno su tre raccomanderebbe uno psichiatra e il 10% proporrebbe un prete o un guaritore.

”Oggi c’è un balletto di opzioni – continua Aguglia – che nulla hanno a che fare con la terapia della depressione. La gente si affida alla massoterapia, alla meditazione yoga, alla palestra, al rilassamento, a prodotti vegetali come i Fiori di Bach, che non fanno male, ma non risolvono il problema”.

Invece, per Aguglia, ”davanti ai farmaci antidepressivi continua a esserci una paura ingiustificata”. Secondo i dati Doxa il 40% degli italiani ritiene che i farmaci non siano necessari per curare la depressione e il 55-65% crede che abbiano gravi effetti collaterali e possano indurre dipendenza.

”Ma non è vero – dice Aguglia – che danno assuefazione e non comportano effetti collaterali gravi: vengono prescritti in fase di attacco della malattia, per 30-40 giorni e poi in fase di mantenimento per almeno 6-8 mesi. Ma le persone, non appena si sentono meglio, smettono di prendere il farmaco e ripiombano nella malattia. Perchè accade, mentre nessun diabetico o iperteso si sognerebbe mai di abbandonare la terapia?”.

”Perchè non c’e’ in Italia una sufficiente cultura della psichiatria – dice Claudio Mencacci, presidente del congresso – Una cultura che dobbiamo fare in modo di estendere, dando ai pazienti risposte scientifiche, perchè ”non c’è salute senza salute mentale”, come recita lo slogan della Giornata mondiale della Salute mentale, che cade mercoledì 10 ottobre e quest’anno è dedicata proprio alla depressione”.

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