I risultati di un'indagine realizzata per la Società Medica Italiana per la Contraccezione

Contraccezione: pillola dei 5 giorni dopo? Pochi ginecologi la prescrivono

di oggisalute | 18 settembre 2012 | pubblicato in Attualità
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A quasi sei mesi dal suo arrivo nelle farmacie italiane la contraccezione di emergenza a base di ulipristal acetato (UPA), comunemente chiamata “Pillola dei cinque giorni dopo”, rimane ancora una chimera per molte donne italiane. Il motivo? L’obbligatorietà del test di gravidanza su beta-Hcg che spinge ben 7 ginecologi su dieci a non prescriverla nonostante ne conoscano ed apprezzino le caratteristiche migliorative rispetto ai farmaci precedentemente disponibili.

A fotografare i contorni del diritto negato è un’indagine realizzata per la Società Medica Italiana per la Contraccezione (SMIC) da Datanalysis su un campione rappresentativo di 200 ginecologi equamente distribuito sull’intero territorio nazionale.

“Questi dati – ha spiegato Emilio Arisi, presidente della Società Medica Italiana per la Contraccezione – confermano quanto avevamo già paventato prima della decisione assunta dall’Aifa di inserire l’obbligatorietà del test su beta-Hcg nelle modalità di impiego del nuovo farmaco, ossia che questo avrebbe rappresentato un rischio concreto di inaccessibilita’ o comunque di difficolta’ e ritardo nell’accesso alla contraccezione d’emergenza.

Un’anomalia tutta italiana che sta penalizzando in primis le donne che devono sottoporsi a un test spesso non necessario per poter ricevere un farmaco che risulta sempre comunque più efficace delle precedenti formulazioni. Se viene utilizzato nelle prime 24 ore dal rapporto a rischio di gravidanza non desiderata – ha aggiunto Arisi – è tre volte più efficace delle precedenti preparazioni a base di levonorgestrel, e comunque lo è due volte di più nelle prime 72 ore”.

Anche i dati di vendita, dell’azienda produttrice, indicano in maniera chiara che l’imposizione tutta italiana diventa un deterrente negando, di fatto, alla maggioranza delle donne il diritto di accesso alla nuova contraccezione d’emergenza. In Germania, dove la legislazione ha caratteristiche simili a quelle adottate nel nostro Paese, ma senza l’obbligatorieta’ del test, a cinque mesi dalla commercializzazione sono state vendute quasi 13mila confezioni. In Italia, nello stesso arco temporale dalla commercializzazione avvenuta lo scorso 2 aprile, sono state invece vendute circa 4.500 confezioni, e quindi quasi un terzo del dato tedesco.

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