"Una malattia che fino a 20 anni fa quasi non esisteva''

Il diabete di tipo 2 è più aggressivo nei giovani

di oggisalute | 4 luglio 2012 | pubblicato in Attualità
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I ragazzi con diabete di tipo 2 hanno, rispetto agli adulti, una patologia con progressione molto più rapida, un tasso maggiore di complicanze e una necessità precoce di terapia di combinazione o insulinica. Lo rivela lo studio Today, i cui risultati sono stati esposti al 72* Congresso dell’American Diabetes Association (Ada), a Filadelfia.

”Ora si ha la fotografia precisa di una malattia che fino a 20 anni fa quasi non esisteva” afferma Carlo Bruno Giorda, presidente nazionale dell’Associazione medici diabetologi (Amd). ”Il fenomeno ha iniziato a manifestarsi in Usa a causa del maggiore impatto esercitato dall’obesità.

Si sono avuti poi anche da noi casi sempre più frequenti di adolescenti con insulinoresistenza, ipertensione e dislipidemia. Finora però non era noto il decorso della malattia, che si riteneva fosse più blando: invece è in grado di dare un notevole danno d’organo renale e retinico già a 20 anni”.

Nello studio sono stati inclusi 699 ragazzi (eta’: 10-17 anni) trattati con metformina (1.000 mg bis/die) per conseguire un livello di HbA1c inferiore a 8%. In seguito, i partecipanti sono stati randomizzati a proseguire la terapia con la sola metformina, oppure a passare a metformina combinata con rosiglitazone (4 mg bis/die) o a un programma di interventi sugli stili di vita mirato a perdere peso.

Circa il 50% dei ragazzi ha risposto bene alla metformina. Inoltre la combinazione di metformina e rosiglitazone ha ridotto del 25% la necessità di passare alla terapia insulinica. L’Fda e l’Ema, però, escludono l’uso di rosiglitazone per motivi di sicurezza. ”Si potrebbe comunque prescrivere il pioglitazone, ipotizzando un effetto di classe” commenta Giorda. ”Dunque, i risultati migliori sono offerti dalla metformina, la molecola in assoluto più efficace nel rallentare la progressione della malattia, e dai glitazoni, tutti farmaci attivi sull’insulinoresistenza”.

Scarsa invece l’efficacia degli interventi sugli stili di vita che ”spesso è difficile verificare quanto siano realmente seguiti”. ”Se negli adulti il diabete di tipo 2 va aggredito subito” conclude Giorda ”ora si sa che negli adolescenti l’intervento deve essere ancora più immediato”.

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