"Le persone fanno meno esami per colpa della crisi".

Crisi: il 59% di italiani fa meno esami e visite

di oggisalute | 18 giugno 2012 | pubblicato in Attualità
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Il 79% degli italiani ritiene che la crisi possa minare la salute e il benessere. Il 59% fa meno esami e visite mediche, il 29% avverte maggiormente lo stress lavorativo e il 12% va meno in ferie. E’ quanto emerge dal sondaggio promosso da ”Il ritratto della salute”, il quotidiano on line della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG).

Al questionario hanno risposto 2916 cittadini. ”Come medici di famiglia – afferma Claudio Cricelli, presidente SIMG – riscontriamo il problema emerso dal questionario. Le persone fanno meno esami per colpa della crisi. Per oltre il 70% il medico di famiglia rimane il punto di riferimento. Ci capita sempre più di dialogare con i nostri pazienti non solo di temi medici ma anche di gestione della vita quotidiana”.

L’impatto della crisi economico-finanziaria sulla salute è forte: le persone si sentono più stressate e meno in forma rispetto a qualche anno fa, sono costrette in molti casi a risparmiare sulla spesa alimentare piu’ appropriata anche mangiando meno frutta e verdura, diventate un lusso per pochi.

”Le difficoltà finanziarie – continua Cricelli – non devono tradursi in un taglio indiscriminato dei servizi sanitari. Le ultime manovre finanziarie hanno inciso profondamente sul livello dell’assistenza e si preannunciano nuovi aggravi, si tratti o meno di ticket. Anche i provvedimenti della spending review rischiano di compromettere ulteriormente la qualità delle cure. La risposta della SIMG è investire in appropriatezza e innovazione. Oggi la medicina generale deve sempre più farsi carico delle carenze del sistema come testimoniato dai dati del nostro Centro di Ricerca SISSI. Ciascuno di noi è responsabile della salute di una media di 1.114 assistiti e ci sono oltre 25 milioni di malati cronici cui dobbiamo garantire continuità di cura per ricoveri e prestazioni inutili: oggi una parte degli esami diagnostici potrebbe essere razionalizzato con un risparmio di risorse da reinvestire in altri settori critici dell’assistenza”.

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