Il parere

Antonio Sparaco. Cannabis: le famiglie non abbassino la guardia

di oggisalute | 10 maggio 2013 | pubblicato in Attualità,Dipendenze,Prevenzione
Antonio Sparaco

Abbiamo chiesto al pedagogista sanitario e psicoterapeuta Antonio Sparaco, responsabile del servizio di prevenzione delle tossicodipendenze e della salute mentale dell’Asp di Trapani di commentare la notizia sulla crescita del consumo di cannabis tra gli adolescenti italiani.

Gli ultimi dati forniti dal D.P.A.della Presidenza del Consiglio di Ministri ci trovano perfettamente d’accordo nelle sue valutazioni e sono in linea – dice Antonio Sparaco – con i dati che annualmente questo servizio raccoglie per valutare l’andamento epidemiologico del fenomeno droga.

Il crescente uso dei cannabinoidi rappresenta oggi per noi operatori di settore la principale preoccupazione per il mondo giovanile.

Diversi i fattori che contribuiscono a questo innalzamento.
Primo in assoluto l’immaginario collettivo di una alta percentuale di giovani e purtroppo non solo, della non nocività della cannabis.
Al contrario dimostrano gli ultimi dati scientifici sullo sviluppo e sulla fisiologia del sistema nervoso centrale.

Laddove questa venisse considerata una droga, la marijuana, verrebbe inserita tra le “droghe leggere” a mio avviso colpa di quella parte della letteratura scientifica con i suoi sostenitori di una dicotomia “droghe leggere e droghe pesanti”, oggi sostenuta ormai anacronistica da gran parte degli operatori specialistici.

Altro fattore dell’innalzamento di questo consumo deve essere addebitato anche ad una scarsa attenzione delle famiglie sull’uso del tempo libero dei propri figli; famiglie che spesso tollerano l’utilizzo di qualche “canna” giustificando tale comportamento da frasi, estrapolate da colloqui terapeutici, del tipo “meglio uno spinello che altro”.

Altro fattore è rappresentato dal facile reperimento della marijuana, molto spesso anche in ambienti scolastici.
Potremmo individuare altri fattori di rischio quali l’attuazione di una pedagogia del disimpegno familiare e scolastico, la mancanza di alternative valide per l’utilizzo del tempo libero, le nostre città ormai prive di vivibilità giovanile e scarse di attenzione nei piani regolatori di architettura pedagogica sostenibile ed altro.

Cosa fare, allora?
Bisogna che in prima istanza non si abbassi la soglia di attenzione per questo fenomeno e lo si può fare attuando politiche sanitarie su tre livelli:
_prevenzione primaria volta ad interventi di natura sanitaria, scolastica, familiare, sociale, economica ed educativa per contrastare l’utilizzo delle sostanze stupefacenti nocive per la salute;
_attività di prevenzione secondaria per interventi di diagnosi precoce, assistenza e cura;
_attività di prevenzione terziaria per interventi riabilitativi di natura sociale, economica e di reinserimento.

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