Università di Vienna

Sviluppato nuovo biochip con veri vasi sanguigni

di oggisalute | 17 gennaio 2019 | pubblicato in Attualità
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Un biochip con veri vasi sanguigni. L’Università Tecnica di Vienna è riuscita a sviluppare il tessuto su un innovativo biochip, all’interno di un progetto di sviluppo di ‘organi su un chip’. I processi di trasporto biologicamente vitali, ad esempio di ossigeno, zuccheri e altre sostanze all’interno di un tessuto, non sono finora stati completamente compresi. Questa situazione dovrebbe cambiare proprio grazie al nuovo approccio che permette al tessuto di essere ‘coltivato’ sul biochip. Obiettivo, studiare le risposte cellulari e le disfunzioni tissutali in condizioni fisiologicamente rilevanti.

Negli studi sui processi di guarigione, ad esempio nel caso di ferite del corpo, grazie alla tecnologia del biochip è ora possibile regolare con precisione le sostanze con cui vengono alimentate le cellule vascolari umane. Ma come funziona? Il tessuto viene rifornito di ossigeno e sostanze nutritive dall’esterno, attraverso un minuscolo tubo di afflusso, che passa attraverso il tessuto stesso, accanto a questa rete appena formata di sottili capillari sanguigni – la cosiddetta ‘arteria artificiale’ del biochip. I vasi sanguigni sottili e cresciuti naturalmente non sono direttamente collegati a questo condotto artificiale, ma i confini tra le due aree non sono strettamente sigillati, quindi si viene a creare uno scambio permanente di sostanze.

“Questa è una situazione che può giocare un ruolo importante nella medicina: non solo quando si tratta di guarire le ferite, ma anche per studi su malattie, come il cancro”, ha dichiarato Peter Ertl, professore all’Università Tecnica viennese. Un tumore a crescita rapida deve infatti trovare un modo per ottenere quantità sufficienti di sostanze nutritive; questo di solito provoca una innaturale crescita rapida di capillari sanguigni fini. Questo trasferimento di sostanze in modo rapido tra il tumore e il resto del corpo potrà ora essere studiato molto meglio, proprio analizzando il biochip.

L’Austria, si legge in una nota della Tuw, si colloca al secondo posto in Europa tra i Paesi che maggiormente investono in R&S: la spesa totale in Ricerca rispetto al Pil è passata dall’1,53% (1994) all’attuale 3,19%. Quasi la metà di questa percentuale deriva dal settore delle imprese, oltre il 15% proviene dall’estero. Oggi, l’Austria è tra i pochi Paesi europei che hanno superato l’obiettivo strategico, stabilito dall’Ue, del 3% d’investimento in R&S entro il 2020.

(Fonte: Adnkronos)

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