Vaccinazioni in calo in Sicilia,
allarme dell’assessorato alla Salute

di oggisalute | 26 giugno 2015 | pubblicato in Attualità
vaccino

In calo le vaccinazioni in Sicilia.  Ed è preoccupazione. Meno sono i soggetti vaccinati maggiore è la circolazione di virus e batteri portatori di malattie anche gravi, nonché il possibile ritorno di agenti virali o batterici che sembravano solo un brutto ricordo.

In Sicilia, la flessione riguarda tutte le coperture vaccinali e in tutte le province, secondo i dati forniti dall’assessorato regionale della Salute della Regione Siciliana al 31 dicembre 2014.

Il fenomeno è drammatico perché espone i nostri bambini a malattie anche gravi e potenzialmente mortali.  Un esempio eclatante della flessione vaccinale è dato dalla vaccinazione contro poliomielite, difterite, tetano, pertosse, haemofilus, epatite B con l’esavalente: il valore atteso di vaccinazione previsto dalle direttive ministeriali è del 95% dei nati. Nel 2012, il totale regionale dei vaccinati è stato del 95,73%. Risultato, insieme a quello del 2013 (95,29) ottimo. Nel 2014, inaspettatamente, la copertura figura essere del 93,5%. Un calo di oltre un punto e mezzo rispetto agli anni precedenti. E parliamo di malattie terribili e temute da tutti, come la poliomielite.  Il calo maggiore si è avuto a Catania, passata dal 93,40 nel 1012 al 92,10 nel 2013 e all’89,1 nel 2014. Anche Messina cala: dal 94,60 del 2012, si va al 92,80% del 2013 e al 90% del 2014.

Tutte le altre province hanno superato il valore atteso del 95%. Solo Trapani si è fermata al 93,5. Anche qui un calo, rispetto al 2012 (95,30) e al 2013 (95,80).

Su scala regionale sono state registrati per la polio 124 rifiuti definitivi a vaccinare il bambino da parte dei genitori, mentre 1.265, nonostante siano stati contattati, non si sono presentati.

Si pensa, che il fenomeno abbia radici diverse: dalla cattiva informazione attuata sul web, priva di sussistenza scientifica sulla sicurezza dei vaccini, al fatto che la gente pare abbia dimenticato che proprio grazie ai vaccini è stato possibile sconfiggere o allontanare malattie come il vaiolo, la poliomielite, la difterite, il tetano, l’epatite B e le mortali epidemie influenzali. La popolazione, non essendo più a contatto con malattie che un tempo facevano paura, infezioni letali o che lasciavano segni drammatici, non ne percepisce più il pericolo che, invece, sta sempre dietro l’angolo. Un esempio? La difterite, malattia che sembrava “sparita” si è ripresentata in Spagna. La poliomielite è “viva” in più Paesi, alcuni a noi vicini.

Nell’Isola, patologie come morbillo, rosolia, pertosse, parotite sono, negli ultimi anni, diminuite notevolmente grazie alla lungimirante politica vaccinale operata dalla Regione, ma i virus che ne sono responsabili circolano, pronti ad aggredire i non vaccinati. E anche qui si nota un evidente, colpevole, calo della profilassi vaccinale.

“Purtroppo, strumenti di informazione non corretta creano nella popolazione momenti di sfiducia verso le vaccinazioni. È necessaria una maggiore vicinanza delle istituzioni sanitarie al cittadino, un maggiore colloquio che porti chiarezza sull’importanza della profilassi vaccinale. Purtroppo, il tema della carenza di personale sta investendo tutta la sanità” osserva l’assessore della Salute della Regione Siciliana, Lucia Borsellino. E rivolge un accorato appello alle mamme: “Non lasciatevi confondere da false notizie. Vaccinate i vostri bambini, preservate la loro salute da malattie il cui contagio può rivelarsi drammatico”.

Per il direttore del dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico dell’assessorato regionale della Salute, Ignazio Tozzo, la gente ha dimenticato la paura dei nostri nonni. Invece deve comprendere che si ha a che fare con malattie terribili che possono ritornare. E in merito alla carenza di personale: “Le dotazioni organiche – dice Tozzo – vanno potenziate. Va supportato chi lavora nel territorio”.

In merito alla richiesta di un’anagrafe vaccinale, la Regione ha per ora istituito un sistema informatizzato di dati sulla copertura vaccinale dei singoli cittadini. Alcune Aziende hanno inserito i dati come Ragusa, Siracusa, Trapani, Messina, Agrigento sta provvedendo, le altre Asp segnano il passo.

I dati provinciali

Il raggruppamento dei dati, provincia per provincia, ha fornito un quadro il più completo possibile, della situazione vaccinale nell’Isola. Emerge un rapporto sconfortante nel suo complesso, con un calo di vaccinazioni come da tempo non si osservava.

Rispetto ad uno sforzo concreto della Regione, con offerta alla popolazione attiva e gratuita di molti vaccini emergono resistenze, accompagnate da una non uniformità vaccinale sul territorio, con province che vanno meglio di altre.  I centri vaccinali di Messina e Catania lamentano una scarsa dotazione organica e si parla anche della necessità di personale motivato. “Siamo indietro, ma passi avanti ne stiamo facendo pur nelle difficoltà in cui lavoriamo”, dice il dottore Giovanni Puglisi, dirigente del Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’Asp di Messina.

Anche Catania si trova nella stessa situazione. A corto di personale infermieristico. Apertura pomeridiana dell’ambulatorio vaccinale decisa dai vertici dell’Azienda solo due volte la settimana. “Lavorare in questo modo diventa difficile”, afferma il dottore Mario Cuccia, dirigente dell’area Igiene e Sanità Pubblica dell’Asp di Catania.

Morbillo, Rosolia, Parotite

Risulta insufficiente, nel complesso, la copertura contro morbillo, parotite e rosolia, nonostante il Piano nazionale per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita entro il 2015, coerentemente alle indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità e alla pianificazione europea.

A fine 2014, la copertura regionale è stata dell’84%, a fronte di una percentuale che dovrebbe essere del 95% per impedire al virus di circolare. Solo la Asp di Enna ha superato questo valore, con una copertura del 95,2%, mentre nessun’altra Asp ha raggiunto il 95%. Grosse difficoltà per le Asp di Messina (71,1%) e Catania (79,6%). Agrigento (87,6), Caltanissetta (87,1), Palermo (88,4), Ragusa (89,9), Siracusa (85,1), Trapani (85,0).

Su scala regionale sono stati registrati 594 rifiuti definitivi a vaccinare il bambino e ben 3.412 genitori contattati non si sono presentati.

E dire che il rischio di essere infettati dal virus del morbillo per i non vaccinati, è molto alto, data l’elevata contagiosità del virus, con il rischio di complicanze quali polmonite, encefalite e, in alcuni casi, anche la morte. Altro esempio di pericolosità poco compresa riguarda la rosolia: se contratta durante la gravidanza può causare morte fetale, aborto spontaneo, malformazioni al feto, fino al decesso. La parotite? Le evidenze cliniche dimostrano come la parotite, che provoca un doloroso ingrossamento delle ghiandole salivari, possa interessare la fertilità, le meningi (con possibili danni come sordità e paralisi facciale) e infiammazione del pancreas. Importante è anche la vaccinazione contro la pertosse, malattia che scatena eccessi di tosse (anche 5-15 consecutivi) che terminano con un urlo, un respiro prolungato e acuto e che nei primi mesi di vita può determinare la morte per soffocamento. Perché dunque non vaccinare?

Varicella

La vaccinazione antivaricella, può evitare complicanze anche gravi, soprattutto in età adolescenziale o adulta. Più alta è l’età del contagio, più gravi possono essere le complicanze, talora mortali. Anche nel bambino di qualche anno, nel quale la malattia ha in genere un decorso abbastanza benigno, l’infezione da Varicella Zoster può causare danni come cicatrici permanenti, infezioni a carico della pelle o dei tessuti molli, polmonite, disfunzioni del sistema nervoso centrale e, occasionalmente, può essere fatale.  In gravidanza, nell’1-2% dei casi, può arrecare problemi anche rilevanti al feto. Il virus è capace di attraversare la placenta.

Anche per questa vaccinazione la copertura regionale a fine 2014 (79,0%) è lontana da quel 95% atteso. E le difficoltà nelle province di Catania e Messina contribuiscono ad abbassare di molto la media di copertura regionale con una percentuale del 73,3% Catania e di appena il 60% Messina.

La migliore copertura si ha a Enna, l’unica provincia che supera il valore atteso col 95,1. Seguono Ragusa (88,4%), Agrigento (88,1), Caltanissetta (87,1), Trapani (85,01), Siracusa (83,4), Palermo (81,5).

Contrarre la varicella da bambini è sufficiente per essere suscettibili di ammalarsi di Herpes Zoster (più comunemente detto Fuoco di Sant’Antonio) anche a distanza di molti anni. Nella varicella, il virus non lascia mai l’organismo: si annida e “dorme” nei gangli nervosi. Con l’avanzare dell’età, col declino delle difese immunitarie, si rende nuovamente visibile come Fuoco di Sant’Antonio. E sono guai. Oltre alla comparsa di problemi cutanei, talora impressionanti, con dolore nel 60-90% dei casi, c’è un 20-25% dei soggetti di oltre i 50 anni che va incontro ad una delle complicanze più temibili: la nevralgia post erpetica. Causa di grande sofferenza e invalidità. L’Herpes Zoster può interessare anche nervi dell’occhio con conseguenze anche pesanti, inclusa una riduzione permanente della vista e persino la cecità.

Anche qui, la Regione Siciliana, storicamente annoverata tra le regioni italiane con la più ampia offerta di prevenzione vaccinale, nel Calendario 2015, ha inserito l’offerta gratuita del vaccino anti herpes zoster ai nati nel 1040-1950 (65-75 anni) e ai soggetti a rischio con età maggiore di 50 anni e fino a 65 anni.

Meningite, infezione potenzialmente letale

La meningite, l’infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale, è  ancora poco conosciuta tra la popolazione, forse per una scarsa informazione sui suoi rischi reali.

Tra le cause, i batteri sono i più diffusi e pericolosi. Tra questi, il meningococco. La meningite meningococcica scoppia improvvisamente ed è potenzialmente letale. Tutta la popolazione è a rischio, ma la malattia colpisce, nell’80% dei casi, bambini sotto i 5 anni, giovani tra i 18 e i 24 anni e gli anziani.

Fino al 10% dei soggetti colpiti muore, anche se riceve una diagnosi corretta e un trattamento appropriato, in assenza del quale il tasso di mortalità sale al 70-90%.

Tra i pazienti che sopravvivono, intorno al 30% riporta conseguenze gravi: deficit neuromotori, sordità, problemi alla vista, con un costo umano, sociale e sanitario altissimo.

In Sicilia, c’è un piano vaccinale di tutto rispetto, che col calendario 2015 si è arricchito ancor di più con l’offerta attiva e gratuita del vaccino contro il meningococco di tipo B (provoca circa l’80 per cento dei casi in Europa) a tutti i nati nell’Isola a partire dal 2015. Finora, la profilassi vaccinale contro la meningite batterica è stata incentrata sull’antimeningococco C coniugato e, da poco, è stato introdotto nel calendario vaccinale regionale la formulazione contenente i ceppi A,C,W135,Y.

Anche per la vaccinazione antimeningococco C, non si smuovono Catania e Messina. Tanto che ci si domanda cosa accade in quelle due Asp. E dire che le vaccinazioni sono tra i “traguardi” che la Regione assegna ai direttori generali.

La copertura regionale è solo del 60,2. Catania ha vaccinato il 45,5% degli aventi diritto e Messina il 46,5%.  Nessuna delle province ha raggiunto il 95% atteso. Migliore Ragusa (83,0), seguita da Agrigento (80,5). Trapani (77,3), Enna (74,6), Caltanissetta (65,3), Palermo (60,0%), Siracusa 59,3). Copertura eccessivamente scarsa, perché il batterio non continui a circolare quasi indisturbato. Occorre convincere i genitori a vaccinare i propri figli evitando loro il rischio del contagio.

Pneumococco, anche per gli adulti 

Nella maggior parte dei casi, la polmonite, è causata da un batterio, il pneumococco. Altri fattori di rischio sono, in particolare, l’Haemophilus influenzae e il virus dell’influenza stagionale. L’infezione da pneumococco colpisce prevalentemente i bambini fino ai due anni di età. Negli adulti, l’incidenza di polmonite aumenta dopo i 50 anni e raggiunge il massimo dopo i 65 anni, età in cui lo pneumococco è responsabile fino al 60 per cento dei casi di polmonite. La Regione offre l’anti-pneumococco coniugato (al quale viene aggiunta una proteina). La coniugazione del vaccino garantisce una protezione efficace e duratura anche in chi, a causa dell’età avanzata, ha scarse difese immunitarie. Una sola somministrazione crea una protezione duratura nel tempo.

La copertura vaccinale si ferma nel 2014 al 91,8%. A frenare sempre Catania e Messina, rispettivamente con una copertura dell’86,1% e dell’86,5%. Enna, Caltanissetta, Agrigento e Ragusa, superano addirittura il 95%, con 97,1%, 96,7, 96,1, 95,9.  Poi, Palermo (94,1), Trapani (93,7), Siracusa (93,4).

Rotavirus

L’infezione da rotavirus contagia il 95 per cento dei piccoli prima dei 3-5 anni di età e non solo è la causa più frequente di gastroenterite grave nei neonati e nei bambini piccoli, ma rappresenta il fenomeno più comune di ricovero ospedaliero nell’infanzia. La sua  incidenza massima si ha tra i 6-24 mesi e, si calcola, che questo agente virale sia responsabile del 5 per cento di tutti i decessi sotto i 5 anni e del 40 di tutte le morti infantili dovute a diarrea e vomito. Più il bambino infettato è piccolo, più è ad alto rischio di malattia severa e di ricovero.

Purtroppo, nonostante le evidenze scientifiche, nella popolazione e anche in alcuni pediatri, c’è la convinzione che la gastroenterite da rotavirus sia una malattia banale. «Invece non lo è affatto. Con la diarrea i bambini perdono liquidi, sali minerali, peso, anche in modo consistente e subentra un’alterazione del quadro elettrolitico, tanto da avere subito bisogno del ricovero ospedaliero per essere reidratati a mezzo fleboclisi», osserva il dottore Mario Palermo, responsabile del Servizio 1 del dipartimento Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico dell’assessorato della Salute della Regione Siciliana.

Contro il rotavirus, il bambino può essere vaccinato dal 61° giorno di vita e non oltre il 105°.

La maggior parte delle infezioni da rotavirus si prendono in ospedale. A causare l’infezioni bastano poche unità del  virus che è molto resistente. L’infezione da rotavirus non è legata, in alcun modo, alla classe sociale, economica o alla pulizia dell’ambiente. E non è possibile prevedere chi verrà contagiato, né l’evoluzione dell’infezione. Un mancato ricovero ospedaliero può talora dimostrarsi letale. Ogni anno, nel mondo, muoiono a causa del rotavirus circa mezzo milione di bambini.

La gastroenterite da rotavirus è una malattia impegnativa con costi diretti (visite mediche, ricoveri ospedalieri, medicine) e indiretti (assenza dal lavoro di uno dei genitori, affidamento del piccolo ad altre persone) rilevanti.

Palermo ha somministrato 16.418 vaccini, Catania (7.544), Trapani (4.584), Agrigento (4.180), Caltanissetta (2.657), Siracusa (2.479), Messina (2.459), Ragusa (1.777), Enna (694).

Papilloma Virus Umano (HPV)

Si nota una bassa adesione alla vaccinazione, nonostante sia stato riconosciuto, a livello mondiale, che il Papilloma Virus Umano (HPV) rappresenti l’agente virale responsabile del carcinoma del collo dell’utero (circa 500 casi all’anno in Sicilia, nel 40% con esito mortale) e sia la seconda causa di morte per tumore nelle donne giovani (la prima in molti Paesi in via di sviluppo). Il virus è stato riscontrato nel 99,7% dei casi di cancro della cervice uterina.

La trasmissione avviene prevalentemente per via sessuale e gli uomini non sono esenti dall’infezione da HPV. Anzi, sono diversi gli studi che dimostrano come il maschio si infetti più facilmente della donna, con una prevalenza che si aggira intorno al 60% in qualunque fascia d’età. E viene rilevato che senza un’azione vaccinale sull’uomo, per il quale non esistono attività di screening come è per la donna, il virus HPV non potrà mai essere eradicato. Un problema di una gravità enorme. E la Regione Siciliana, oltre a garantire la vaccinazione attiva e gratuita alle adolescenti al compimento dell’11° anno di età e alle nate dal 1996 al 2003, col nuovo calendario 2015, la Regione apre la vaccinazione anti-HPV anche ai maschi in età 11-12-13 anni, sulla base delle evidenze scientifiche internazionali sul ruolo della popolazione maschile nella trasmissione dell’infezione.

Il vaccino l’altro (quadrivalente) ne ha quattro (6,11,16,18). Quest’ultimo è il solo indicato anche per l’immunizzazione dei giovani maschi ed è in grado di prevenire, oltre al cancro del collo dell’utero anche quello anale, oltre a patologie causate dai tipi 6 e 11 come i fastidiosissimi condilomi genitali.  Di fatto, la vaccinazione previene anche tumori maligni della vulva, della vagina, del pene e dell’orofaringe.

Vaccinare contro il Papilloma Virus Umano è importante anche per la fertilità È stata riscontrata la prevalenza dell’infezione da HPV in coppie infertili sottoposte a cicli di Procreazione Medicalmente Assistita. I risultati hanno evidenziato un aumento significativo di rischio di aborto allorché l’infezione da HPV veniva diagnosticata nelle cellule spermatiche del partner.

A dicembre 2014, nella regione si rilevano le seguenti coperture con cicli completi di due dosi.

Nate nel 1996 (58,1%), 1997 (58,3), 1998 (58,2), 1999 (68,8), 2000 (56,2), 2001 (48,1), 2002 (30,1). 2003, chiamata ancora in corso, (3,7).

Come è facile notare la copertura vaccinale anti-HPV è intorno al 50% delle avanti diritto. Ancora troppo bassa perché il virus interrompa la sua circolazione. Un fenomeno che sarà ancora causa di tante sofferenze e lutti.

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