Torna l’incubo pidocchi nelle scuole, ma non è per mancanza d’igiene

di oggisalute | 12 settembre 2019 | pubblicato in Attualità
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È tempo di tornare in classe, e molti bambini italiani si troveranno a fare i conti con i pidocchi, che “rispuntano ogni anno in quasi tutti gli istituti del Bel Paese, dalle scuole materne alle elementari (meno frequentemente nelle scuole Medie e in quelle Superiori). Un motivo c’è ed è chiaro”: da una femmina arrivano fino a 300 uova, spiegano gli esperti su ‘Medical Facts’, il magazine online di informazione scientifica e debunking delle fake news, con la direzione scientifica del virologo Roberto Burioni.

Non è solo una questione d’igiene personale. “Potete essere puliti e avere capelli profumatissimi, ma se, malauguratamente, una sola femmina di pidocchio riesce a raggiungere il vostro cuoio capelluto e ad aggrapparsi a uno solo dei vostri capelli, ecco che la ‘frittata’ è fatta. Nel senso che nel giro di pochi giorni, infatti, una singola femmina fecondata è in grado di deporre fino a 300 uova (chiamate lendini), con una media di circa una decina al giorno. Dalle uova, nel giro di una decina di giorni, verranno fuori altrettante forme immature di pidocchi (si chiamano ninfe), che, in altri dieci giorni, diventeranno adulti e potranno ricominciare il ciclo”.

Questa maturazione e la deposizione delle uova dopo l’accoppiamento è possibile solo se le ninfe e i pidocchi adulti si nutrono di sangue. Sangue umano: i pidocchi, infatti, sono adattati esclusivamente all’uomo e ‘non gradiscono’ sangue animale. “Anche se lavate normalmente i vostri capelli, i pidocchi sono in grado di produrre una sostanza che non ha eguali in natura, e letteralmente incolla le uova alla base dei vostri capelli (di solito a circa mezzo centimetro dalla radice). Voi vi lavate, ma le uova e i pidocchi che le hanno deposte non si staccano”, avvertono gli esperti.

C’è però un aspetto positivo. “I pidocchi non saltano. Per entrare in contatto con uno di essi, è necessario che vi sia un contatto fisico diretto fra la testa di un soggetto infestato e quella di uno che non lo è. Diciamo che è alquanto improbabile che questo avvenga, per esempio, in un ufficio. È, invece, proprio questo il motivo per cui le infestazioni sono più frequenti nei bambini dai 3 ai 12 anni (più colpite le femminucce a causa dei capelli solitamente più lunghi). Ed è proprio questo il motivo per cui è estremamente difficile, per non dire impossibile, impedirne la trasmissione se non trattando in modo specifico i casi”.

Altro capitolo molto dibattuto è la facilità di acquisire i pidocchi del capo attraverso oggetti che sono entrati in contatto con il cuoio capelluto di soggetto infestato. Possibili esempi sono, ovviamente, i pettini e i cappelli o, molto più preoccupanti per fli adulti, elementi condivisi come i poggiatesta nei treni. Qui i vari autori si dividono, nel senso che il rischio c’è, ed è proporzionale al numero di pidocchi presenti sulla testa di un soggetto infestato (la cosiddetta carica infestante). In altre parole, più ce ne sono maggiore è il rischio di trasmissione. Secondo alcuni, però, questo tipo di trasmissione è molto meno frequente di quanto si possa pensare. Questo perché, sempre secondo questi autori, in realtà i pidocchi hanno un’autonomia molto limitata (secondo alcuni non superiore a un giorno), lontani dalla testa dell’uomo. Alcuni autori hanno per esempio dimostrato come solo il 4% delle federe usate da soggetti infestati presentava dei pidocchi vitali in grado di infestare altre teste.

Secondo altri autori, invece, questo rischio teorico c’è comunque, dura qualche giorno e va affrontato. Dal punto di vista pratico, questo si concretizza nel lavaggio in lavatrice ad almeno 50°C dei vestiti indossati da un soggetto infestato. Per gli oggetti, invece, si consiglia di chiuderli in un sacchetto per almeno 48 ore in modo da ‘prendere per fame’ i pidocchi ed esser sicuri di eliminarli.

Cosa fare, quindi, quando vengono segnalati casi di pidocchi nella scuola o, ancora peggio, nella classe di vostro figlio? “Vari studi hanno dimostrato come il modo più semplice ed efficace di diagnosi, e quindi di contenimento della trasmissione, sia ancora ‘quello della nonna’: pettine a denti molto stretti (lo trovate in farmacia) fatto passare tra i capelli bagnati, partendo delle radici, e successiva pulizia su un foglio di carta igienica per visualizzare pidocchi o uova. Le zone dietro le orecchie e la nuca sono quelle in cui è più facile localizzarli anche visivamente. Questo tipo di controllo andrebbe fatto sempre quando lavate i capelli dei vostri bimbi: non solo quando venite allertati dalla scuola in merito alla presenza di pidocchi”, dicono gli esperti.

Molto difficile da valutare e, di conseguenza, poco studiata è la reale efficacia dei vari prodotti ‘preventivi’ in commercio. Qualche piccolo studio esiste in merito all’utilizzo di alcuni oli essenziali (per esempio estratti di lavanda, melaleuca, eucalipto); le diverse modalità di preparazione e i pochi casi studiati rendono però ancora difficile trarre delle conclusioni definitive. Una cosa, però, è spesso descritta a riguardo: il rischio di reazioni cutanee (per esempio eczemi), da contatto legato all’uso prolungato di queste sostanze.

Esistono tutta una serie di prodotti da banco efficaci sia contro i pidocchi che contro le uova. Non necessitano, ovviamente, di prescrizione medica. Attenzione, però, ai casi di allergia ai principi attivi o alla sensibilizzazione del cuoio capelluto legata soprattutto al loro uso scorretto e prolungato nel tempo. “Questi prodotti devono essere usati solo quando i pidocchi ci sono, non per prevenirne la trasmissione. L’uso scorretto di questi prodotti ha portato, in alcune realtà, anche alla selezione di popolazioni di pidocchi resistenti al principio attivo. Un po’ come succede per i batteri e gli antibiotici”, avvertono.

Nel complesso, comunque, “si tratta di un fastidioso contrattempo che non espone a rischi infettivi di sorta chi ne è affetto. I pidocchi della testa di solito non trasmettono microrganismi pericolosi per la nostra salute, come invece fanno alcuni loro ‘cugini’ che abitano altre aree del corpo umano”.

(Fonte: Adnkronos)

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