Medici senza frontiere, nuovo trattamento contro la tubercolosi resistente

di oggisalute | 26 gennaio 2017 | pubblicato in Attualità
tubercolosi

Ha preso il 17 gennaio su un paziente dell’ospedale Karakalpakstan, in Uzbekistan, un progetto contro la tubercolosi resistente ai farmaci promosso da Medici senza frontiere. In tutto saranno 630 i pazienti in Uzbekistan, Bielorussia e Sud Africa a iniziare i test anti-Tbc. La sperimentazione, denominata ‘Tb practeal’, portata avanti dall’organizzazione medico-umanitaria con il supporto della London School of Tropical Medicine & Hygiene e di altri leader nella ricerca medica, punta a una terapia di durata più breve (non più di 6 mesi) e con meno effetti collaterali rispetto a quella attuale.

“Nonostante uccida più persone dell’Hiv, la ricerca sulla tubercolosi è tristemente sotto finanziata – sottolinea Msf – Nel corso degli ultimi 50 anni sono stati compiuti pochi progressi e il numero di ceppi resistenti ai farmaci oggi in uso sta aumentando a ritmi allarmanti”. Attualmente, evidenzia l’associazione, “i pazienti affetti da Tb resistente devono sottoporsi a un trattamento che dura quasi 2 anni, durante i quali devono assumere più di 10 mila pillole e subire dolorose iniezioni quotidiane per almeno 8 mesi. Gli effetti collaterali del trattamento sono spesso debilitanti e tra essi vi sono nausea, dolori articolari, psicosi e sordità permanente”.

Lo studio si svolgerà in 2 fasi, precisa Msf. La prima (un test di fase clinica II) si concluderà nel 2018 e valuterà 3 differenti regimi contenenti i nuovi farmaci anti-Tbc bedaquilina e pretomanid. La seconda (fase clinica III) continuerà a testare i 2 regimi di maggior successo e si concluderà nel 2020. L’inclusione di bedaquilina e pretomanid “servirà a massimizzare il potenziale dello studio – spiega Msf – per sviluppare un trattamento radicalmente migliore per le persone affette da tubercolosi multiresistente ed estensivamente resistente ai farmaci”. I 2 farmaci saranno somministrati in combinazione con i medicinali già in uso per combattere la tubercolosi resistente (linezolid, clofazimina e moxifloxacina).

“Msf è tra le organizzazioni non governative quella che si occupa maggiormente del trattamento di pazienti affetti da tubercolosi in tutto il mondo, specialmente quella multifarmacoresistente, e ci rifiutiamo di aspettare ancora anni o decenni per un nuovo regime di trattamento, mentre migliaia di nostri pazienti continuano a soffrire per trattamenti lunghi, tossici e fallimentari”, dichiara Bern-Thomas Nyang’wa, specialista di Tbc per Msf e coordinatore della ricerca.

“Nonostante l’aggressività del trattamento oggi disponibile – aggiunge Bern-Thomas Nyang’wa – solo la metà delle persone affette da Tb resistente ai farmaci a livello globale è guarita. Gli attuali regimi sono semplicemente inadeguati. Questa è la pietra miliare di un importante progetto di ricerca che potrebbe salvare centinaia di migliaia di vite”. Msf sta portando avanti 2 studi clinici. L’altro, ‘end-Tb’, dovrebbe iniziare in Georgia entro l’anno.

(Fonte: Adnkronos)

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