Influenza, vaccini in ritardo di 15 giorni negli studi medici di famiglia

di oggisalute | 8 novembre 2018 | pubblicato in Attualità
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“I medici di famiglia avrebbero dovuto ricevere gli antinfluenzali a metà ottobre. Ma in molte aree non sono stati ancora distribuiti. E alcuni dovranno ancora aspettare anche 10 giorni”. A lanciare l’allarme è il segretario generale dei medici di medicina generale della Fimmg, Silvestro Scotti, che denuncia in molte zone d’Italia ritardi nelle consegne dei vaccini negli ambulatori dei dottori di famiglia che quest’anno sono stati investiti dalla nuova Convenzione di un ruolo maggiore nella campagna vaccinale. Ma a queste condizioni, avverte, per le vaccinazioni antinfluenzali dal medico di famiglia “si rischia il buco nell’acqua” e anche ‘effetti collaterali’ organizzativi controproducenti.

“Io stesso a Napoli li attendo”, spiega Scotti all’AdnKronos Salute. E in altre Asl italiane “ci sono colleghi che li riceveranno il 12 novembre”, aggiunge il segretario sottolineando che il ritardo non è un problema da poco. Dopo il vaccino, infatti, il paziente è immune dopo 15 giorni. Con più probabilità di contrare l’infezione. Inoltre, per i medici di famiglia si riduce il tempo disponibile per organizzare e praticamente la vaccinazione.

“Ci lamentiamo per la scarsa copertura – osserva Scotti – ma poi abbiamo questi problemi che rischiano di far crescere la diffidenza. Più probabile se, dopo il vaccino, ci si ammala prima dei 15 giorni in cui l’immunizzazione funziona. E questo è un danno enorme, considerando quanto è stato necessario lavorare per vincere il ‘sospetto’ contro le vaccinazioni cresciuto in questi anni”.

Al momento, racconta Scotti, “i pazienti più attenti e informati già telefonano per farsi vaccinare. Ma io potrò vaccinarli solo dopo la consegna del vaccino cercando di risolvere i problemi organizzativi che il ritardo crea. Dal punto di vista pratico, per esempio, nel mio ambulatorio, considerando anche l’afflusso maggiore dei mesi invernali, dedico il sabato alla vaccinazione in modo da favorire chi lavora. Ma se il vaccino arriva nella seconda settimana di novembre, considerato che la campagna vaccinale si chiude il 31 dicembre, il numero di settimane a disposizione si riduce. Noi ci crediamo, continuiamo a crederci e faremo il nostro dovere. Ma questo ritardo – ripete – non ci facilita il compito”.

Il segretario Fimmg rileva inoltre un altro problema “organizzativo e indipendente dalla volontà dei medici di famiglia”, che rischia di ‘favorire atteggiamenti anti vax. “Abbiamo notato – riporta – che le Asl scelgono più spesso vaccini trivalenti rispetto ai quadrivalenti. Eppure negli ultimi anni abbiamo visto che l’influenza si è presentata con una variazione di un antigene che rende il quadrivalente più utile per garantire la copertura. Il trivalente costa meno, ma diventa una specie di scommessa: se l’influenza arriva senza la variazione la scommessa è vinta e si è risparmiato, ma se arriva con la variazione anche chi si è vaccinato potrebbe ammalarsi. E questo pone un serio problema di fiducia nella vaccinazione”.

“La scelta del vaccino, a mio avviso – conclude Scotti – deve tener conto del lavoro che si è fatto per convincere e far crescere la fiducia, che rappresenta un capitale fondamentale per raggiungere una buona copertura”.

(Fonte: Adnkronos)

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