È allarme allergie per cambiamenti climatici e inquinamento

di oggisalute | 7 dicembre 2015 | pubblicato in Attualità
inquinamento-smog

Mentre da Parigi parte il monito dei Grandi della Terra (“Cop21 non può fallire. Servono i fatti oltre i buoni intenti”), anche nei contesti scientifici ci si interroga su quale sia la situazione e come vada affrontata. Gli “Highlights in Allergy and Respiratory Diseases” di Genova presso l’NH Hotel Marina Porto Antico, dal 3 al 5 dicembre, hanno rappresentato un appuntamento che, da oltre 20 anni riunisce centinaia di specialisti italiani e stranieri, tra allergologi e pneumologi. Il tema dell’inquinamento è da sempre esplorato e rimane sempre di grande attualità e da anni viene analizzato con un approccio medico.

“Il cambiamento climatico è un fenomeno drammatico perché sta radicalmente modificando le stagioni di impollinazione” ha affermato il professor Giorgio Walter Canonica, Ordinario nella Clinica di Malattie Respiratorie nell’Università di Genova e Presidente SIAAIC Società Italiana Allergologia Asma e Immunologia Clinica – In un nostro lavoro, abbiamo dimostrato come negli ultimi  27 anni si sia incrementato sensibilmente in un anno il numero di giorni di impollinazione sino ad un massimo di  85 giorni per la parietaria, un valore molto elevato”.

A questo si aggiungono i problemi derivanti dall’inquinamento, che, specie in determinate forme, come quelle derivanti dalle particelle esauste del diesel, provoca un aumento della produzione delle IgE, le immunoglobuline che determinano la reazione allergica anche a livello dell’apparato respiratorio. Esiste dunque un nesso diretto tra il cambiamento climatico, inteso come l’aumento delle temperature, e l’inquinamento. Numerosi altri studi confermano che l’asma da allergeni pollinici è molto più problematica nelle città che nelle campagne.

BIODIVERSITA’ E IMMIGRAZIONE – Allargando il discorso, gli specialisti a Genova affrontano anche il problema delle biodiversità, che può essere analizzato attraverso il modello dell’immigrazione. La biodiversità è la ricchezza che un ambiente mostra nella rappresentanza di organismi viventi, animali o vegetali, legati anche alla flora e alla fauna marina. La biodiversità nelle zone urbane industrializzate è nettamente in riduzione: questo appare come un fattore negativo, in quanto, assieme ai cambiamenti climatici, alla presenza ad esempio nel nostro stesso intestino di una flora intestinale molto più povera e meno diversificata, porta sicuramente allo sviluppo di patologie. L’ambiente urbano si configura dunque come molto importante: ridurre le aree verdi, limitare il numero di animali, piante e la vita microbica, l’esposizione a sostanze inquinanti e ad agenti chimici porta a una disfunzione del sistema immunitario. L’impatto di questi fattori diviene più significativo quando coinvolge soggetti che provengono da un assetto di biodiversità profondamente differente.

UN DECALOGO PER LA FLORA CITTADINA – L’impegno tuttavia non manca. Nell’ultimo anno, la SIAAIC insieme ad associazioni ambientaliste ha diramato un decalogo sulla flora cittadina che è opportuno piantare. Ciononostante, saranno le grandi potenze che dovranno affrontare l’inquinamento globale e le sue conseguenze: “la problematica va esaminata alla radice, con delle logiche di responsabilità per quanto riguarda anche il riscaldamento globale. Altrimenti si rischia di andare incontro a una nuova decuplicazione di quanto già visto, con grosso impatto per chi soffre di problematiche cardio-respiratorie, oltre a tutta la salute dell’organismo perché si aumentano gli agenti patogeni” conclude il Prof. Giorgio W. Canonica.

Lascia un commento

Protezione anti-spam *