Milano

Si studia proteina per fermare il virus e trovare malati a rischio

di oggisalute | 19 marzo 2020 | pubblicato in Attualità
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Contro il nuovo coronavirus a Milano scende in campo anche la ricerca scientifica. Fioccano gli studi e le collaborazioni fra diverse istituzioni. Fra i lavori in corso ce ne sono due che si concentrano su una particolare proteina, con un doppio risvolto. Perché da un lato potrebbe essere una chiave per fermare la replicazione di Sars-CoV-2, e dall’altro potrebbe aiutare anche a identificare i pazienti con un rischio più alto di ammalarsi gravemente.

Le due ricerche vedono in prima linea l’Istituto Mario Negri che è impegnato su più fronti, come si è visto anche nei giorni scorsi, quando la rivista ‘The Lancet’ ha pubblicato il modello previsionale sull’andamento dei contagi elaborato dall’Irccs in collaborazione con l’università degli Studi di Bergamo. Modello in relazione al quale “sono arrivate numerose richieste dagli Stati Uniti e dai maggiori Paesi europei interessati” a un possibile uso ‘in patria’, spiega Giuseppe Remuzzi, direttore del Mario Negri e membro del Consiglio superiore di sanità.

Quanto alla ricerca sperimentale, la proteina sotto la lente si chiama Cyclophilin A. Partendo da studi già avviati in istituto, Valentina Bonetto, capo del Laboratorio di Biomarcatori traslazionali, in collaborazione con Massimo Galli e Stefano Rusconi dell’ospedale Sacco, sta studiando gli effetti dell’inibizione Cyclophilin A per fermare la replicazione del coronavirus. L’altro studio sulla stessa proteina ha preso il via in collaborazione con le terapie intensive di Niguarda (Roberto Fumagalli, Arturo Chieregato). Si valuta Cyclophilin A come possibile marcatore che aiuti a identificare i pazienti con rischio elevato di sviluppare un quadro clinico grave in modo da poter organizzare un’assistenza efficace e tempestiva.

Altro lavoro sul Sars-CoV-2 è quello di Mario Salmona, capo Dipartimento di Biochimica e Farmacologia molecolare del Mario Negri, che sta coordinando uno studio che utilizza molecole sintetiche (peptidi) che impediscono l’accesso del virus nella cellula.

“Sono diversi i fronti su cui siamo impegnati”, spiega Remuzzi. E comprendono anche la ricerca clinica: è al vaglio con Guido Bertolini, capo Laboratorio di Epidemiologia clinica dell’Irccs, una terapia di sostegno farmacologico nei pazienti in trattamento ventilatorio. La terapia di sostegno è effettuata attraverso ossigenoterapia come Cpap (Continuous Positive Airway Pressure) o ventilazione invasiva. E’ anche in via di definizione uno studio sperimentale per valutare l’effetto dell’inizio precoce della Cpap, per evitare le necessità di ventilazione invasiva nei pazienti Covid.

“Inoltre sul piano del primo intervento, con Guido Bertolini siamo membri dell’unità di crisi della regione Lombardia per un supporto epidemiologico a pronto soccorso e rianimazioni”, spiega ancora Remuzzi. “L’obiettivo è dividere il flusso dei pazienti Covid-19 negativi e Covid-19 positivi/sospetti e individuare i pazienti da rinviare al domicilio per non sovraccaricare le strutture ospedaliere”.

Bertolini coordina anche un appuntamento settimanale in tele-conference in diretta su YouTube che ha l’obiettivo di favorire lo scambio di informazioni tra i medici. Mentre Stefano Finazzi, Laboratorio di Epidemiologia clinica, coordina un altro appuntamento settimanale dedicato ai medici delle terapie intensive italiane già parte del network Giviti (Gruppo italiano per la valutazione degli interventi in terapia intensiva).

Parallelamente, in collaborazione con il Policlinico di Milano e l’ospedale Sacco, l’Istituto, con il coordinamento di Alessandro Nobili, Laboratorio di Valutazione della qualità delle cure e dei servizi per l’anziano, sta lavorando alla creazione di un Registro e di una Rete delle unità ospedaliere. Obiettivo: monitorare le caratteristiche epidemiologiche e cliniche dei pazienti affetti da Covid-19 che non richiedono un ricovero in terapia intensiva. Il registro permetterà la valutazione degli interventi e delle terapie adottate durante il ricovero e il loro impatto a 3, 6 e 12 mesi.

Infine, l’informazione alla cittadinanza. Con il coordinamento di Antonio Clavenna del Dipartimento di Salute pubblica, è stato messo a punto uno sportello online per rispondere a domande e dubbi sul virus e un servizio continuativo con aggiornamenti e risposte pubblicate sui canali dell’Istituto.

(Fonte: Adnkronos)

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